“Sia lodato Gesù Cristo! Guardando questa bara posta qui, davanti all’altare del Signore, e pensando alla tragica fine di Valentina, sembra difficile, carissimi Fratelli e Sorelle, carissimi Amici, rispondere: “Sempre sia lodato” a questo saluto cristiano… Sempre sia lodato? Anche in questo momento? Anche di fronte alla bara di una ragazza di 24 anni? Credetemi, amici: vorrei tacere in questo momento, perché il silenzio è più adeguato di ogni parola… Eppure questo saluto: “Sia lodato Gesù Cristo”, e questa risposta che avete dato, sono più adeguati dello stesso silenzio… Contengono tutto ciò che avete cantato, ragazzi, mentre la bara della vostra amica arrivava sul piazzale della chiesa… Le parole che Jovanotti dice a sua moglie nella canzone “A te” è ciò che noi diciamo a Gesù Cristo in questo momento dicendo: “Sempre sia lodato”… “A te che sei l’unica al mondo, l’unica ragione per arrivare fino in fondo di ogni mio respiro” è ciò che noi cristiani diciamo a Gesù Cristo! Sì, l’unico, l’unica ragione per arrivare fino in fondo ad ogni nostro respiro, fino in fondo al mistero della vita che sorge e si conclude… L’unica ragione! Questa bara, deposta davanti all’altare, ci pone una domanda graffiante: è tutta qui, racchiusa in questi legni, la vita di Valentina? E’ scomparso tutto ciò che Valentina ha vissuto, ciò che ha costituito il suo mondo, la sua storia, le sue gioie, le sue sofferenze? La ragione umana può rispondere: Enigma! E’ un enigma il nostro destino. Ma se è un enigma la morte di Valentina, allora è un enigma tutta la vita, ogni istante di essa, sia quando si infrange che quando felicemente si realizza; è un enigma ogni palpito dell’esistenza… Un labirinto, come gli antichi pagani raffiguravano l’enigma della vita: un inquietante intreccio di percorsi che vengono improvvisamente sbarrati, e l’uomo, affannosamente, dopo aver percorso un cammino per uscire in uno spazio aperto, si trova davanti ad un altro muro che lo blocca… E, allora, perché vivere, perché gioire, perché amare? Ma la stessa ragione a quella domanda può pure ragionevolmente rispondere: Mistero! E’ un Mistero: qualcosa che non comprendo appieno, non perché sia privo di senso, ma perché il suo significato sta “oltre”, più in alto, più in là… Le due risposte – entrambe della ragione – sono ben diverse tra loro: l’enigma mi schianta; il mistero mi apre il cammino. La vita è mistero, anche nelle sue espressioni più apparentemente normali. E’ mistero perché avvolta dal Mistero, da Qualcosa che sta sempre oltre, sempre “più in là”, qualcosa che ci spinge a non fermarci, ad andare oltre…, ad accorgerci che si è affacciato Uno, sulla soglia della nostra esistenza, Uno che dice: “Io sono la Via, la Verità e la Vita”: la Via che conduce oltre le sconfitte e oltre la morte; la Verità di cui non puoi fare a meno per capire che senso ha il tuo vivere; la Vita che tu vuoi intensamente, con tutte le fibre del tuo essere, con il tuo innato desiderio di felicità… sì, di felicità, perché che cosa spingeva Valentina, che cosa spinge noi, se non il desiderio di essere felici nel profondo, non in superficie, ma là dove non si può barare perché si è davanti a se stessi? Uno si affacciò duemila anni fa e si presenta oggi, e mi dice: “Sono io la Via, la Verità e la Vita”! Gli posso rispondere: sei un pazzo… Nessuno è mai stato tanto pazzo da dire una cosa simile… Oppure rispondergli: voglio fidarmi di te. E’ Gesù Cristo, Amici, questo “Qualcuno” che ci viene incontro! Permettetemi di affermarlo sulla base della mia piccola esperienza di uomo. Egli è qui con noi, in questo momento. Ci è chiesto un atto di fede in Lui, che è un atto di fiducia! E’ Lui che ci dice: Io sono con te in questo misterioso cammino; Io sono con te in questa scalata che è la vita; Io sono con te perché sono io la Via, l’unica Via possibile; Io sono con te perché sono la Verità, la sola Verità che illumina il mistero della tua vita, il mistero della morte, il mistero di tutto! Io sono con te perché sono la Vita anche nell’istante in cui la tua vita terrena si spegne. Dio si è fatto uomo per vivere con noi la fatica e la bellezza della vita; per trasformare con la Sua amicizia tutta la nostra esistenza; per vivere con noi la positività e la drammaticità dell’esistenza… “Quando ti guardo, dopo un giorno pieno di parole – continua il canto – senza che tu mi dica niente, tutto si fa chiaro… Mi hai trovato all’angolo coi pugni chiusi, con le mie spalle contro il muro, pronto a difendermi, con gli occhi bassi, stavo in fila con i disillusi: Tu mi hai raccolto e mi hai portato con te”. E, allora, “A te io canto una canzone perché non ho altro, niente di meglio da offrirti di tutto quello che ho”. Amici, a Gesù Cristo noi diciamo: “A te che sei, semplicemente sei, sostanza dei giorni miei, sostanza dei giorni miei. A te che sei il mio grande amore ed il mio amore grande; a te che hai preso la mia vita e ne hai fatto molto di più; a te che hai dato senso al tempo senza misurarlo… A te che credi nel coraggio e anche nella paura, a te che sei la miglior cosa che mi sia successa, a te che cambi tutti i giorni e resti sempre la stessa. A te che sei, semplicemente sei, sostanza dei giorni miei, sostanza dei sogni miei, a te che sei l’orizzonte che mi accoglie quando mi allontano, a te che hai reso la mia vita bella da morire, che riesci a render la fatica un immenso piacere, a te che sei il mio grande amore ed il mio amore grande…”. Amici, che cos’altro possiamo pensare che dicessero, anche se con altre parole, i discepoli di Cristo, quando Egli – come abbiamo sentito nel Vangelo (Mc.6,45-52) – salì su quella barca, in mezzo al mare sconvolto dalla tempesta? Mentre Egli li rassicurò dicendo: “Coraggio, sono io, non abbiate paura”? Fratelli e Sorelle, in questo momento di dolore, io vi chiedo un atto di fede! Vi chiedo di accogliere sulla barca della vita, anche in questo momento, il Signore Gesù Cristo, unica ragione, sostanza dei giorni nostri, Colui che prende la nostra vita, la abbraccia e ne fa molto di più, Colui che è, semplicemente è! Vi chiedo il coraggio di dirgli con me ciò che Simon Pietro Gli disse, un giorno in cui non capiva niente di quel che stava capitando: “Signore, da chi possiamo andare? Tu solo, Tu solo hai parole che danno la vita” (Gv.6,69)! A Cristo, Amico presente al Quale possiamo dire il nostro dolore, il nostro sgomento, affidiamo Valentina e affidiamo anche noi stessi e il nostro cammino.”
Gen 11 2013
L’omelia integrale di Monsignor Edoardo Cerrato
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