È un messaggio di speranza quello che Alfredo e Michele intendono lanciare con la loro storia. In comune un trapianto di rene, un’operazione riuscita bene per entrambi a Novara ed oggi, a pochi mesi di distanza, una vita più che normale.
Entrambi si ritengono persone fortunate, entrambi dicono il proprio grazie, al loro donatore.
Per Alfredo Forneris, 8 anni di dialisi prima del trapianto, a cambiare la vita è stato l’organo di un giovane torinese deceduto a seguito, con ogni probabilità, di un incidente stradale. «Un rene fantastico – ha sottolineato – che mi ha restituito una vita normale, senza alcun problema.» Alfredo aveva 47 anni quando è entrato in dialisi presso l’ospedale di Castellamonte. Quattro ore e quindici minuti per tre volte alla settimana, accanto ad una dieta piuttosto restrittiva. A creare problemi cibi ricchi di fosforo e potassio: dalla frutta alle verdure, dai formaggi agli insaccati, tutto sotto controllo. Poi il problema di un lavoro pesante, quello del tornitore, che ha portato Alfredo ad inoltrare domanda di pensionamento. «Da subito ho preso in considerazione l’idea del trapianto – ha raccontato – ed ho dovuto attendere il 18 giugno del 2012 per poter dire che mi sentivo un’altra persona. La chiamata è giunta all’improvviso, con il rene compatibile. Sono state effettuate le analisi del caso per entrare in sala operatoria il giorno dopo, e risvegliarsi dopo quattro ore di operazione. Tutto è andato alla perfezione, senza complicanze e soprattutto senza sentire alcun dolore. Oggi posso davvero dire di essere libero da ogni vincolo e che la dialisi è solo un ricordo.» Quelle che restano sono le amicizie che si sono venute a creare durante la dialisi. «Si passano insieme tante ore, nascono addirittura degli amori, ci si frequenta, si creano dei rapporti profondi e veri.»
Alfredo è sorridente. Tra gli hobby che cura la pesca e la bicicletta, accanto alla voglia di scherzare e al desiderio di dire grazie a quel ragazzo che oggi non c’è più, ma che gli ha permesso di tornare a sorridere.
E se per Alfredo le informazioni sul donatore sono coperte dalla privacy, per Michele Lomuscio, 48 anni, a donare il rene è stata la mamma, di 66. Un percorso diverso il suo, senza necessità di dialisi, che gli ha permesso, quando è stato necessario, di essere subito operato. Alla visita militare vennero riscontrati i primi sintomi della malattia. «Da allora – ha sottolineato Michele – mi sono sempre tenuto sotto controllo, rispettando una dieta aproteica e pesata. Dal 2001 la funzionalità renale è peggiorata e le ipotesi prospettate erano la dialisi o il trapianto. Da qui gli accertamenti per capire se il rene di mia mamma era compatibile e quindi l’operazione, nell’ottobre del 2010.» Michele è uno sportivo, ama il calcio, e dopo 6/7 mesi ha ripreso ad allenarsi partecipando ai campionati Nazionali Aned Sport e successivamente ai Giochi Nazionali Trapiantati e Dializzati di calcio e tennis. Non mancano all’appello anche due “Partite del Cuore” a Pavia contro la Selezione Policlinico San Matteo e la Selezione Nord Trasplant, dedicata a Franca Pellini che tanto ha fatto per il centro affinchè i dializzati facessero sport; ma anche i tornei di tennis dell’Aics. «Non riuscirò invece a partecipare ai Mondiali che si terranno a Durban (Sud Africa) rivolti a tutti i trapiantati.»
Alfredo e Michele sono la testimonianza diretta di due persone che con forza e determinazione hanno ricostruito pienamente la loro vita. Ma alla base c’è sempre un grande cuore che ha saputo donare ed una ricerca e professionalità che va sostenuta.
Karen Orfanelli
Mar 14 2013
Il grande cuore di chi ha saputo donare
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