È qualcosa di diverso dalle mezze stagioni che non ci sono più e dalle canzoni di una volta che erano più belle.
Non è un luogo comune se diciamo che non è più il Natale di una volta. È diventato indifferente. Certo di giustificazioni ce ne sono molte: la crisi economica di questi tempi da un lato ha lasciato inalterato lo stile di vita di alcune categorie ma dall’altro ha messo alla frusta molte famiglie. Quella che il Governo ha chiamato “spending review”, molte famiglie la conoscono già da tempo. Non l’hanno mai chiamata in questo modo. Anni fa si diceva “tirare la cinghia”, oggi più semplicemente risparmiare, che significa guardare con attenzione a dove si mettono i soldi. O quelli che rimangono.
Tutto questo ha però valore soprattutto nell’aspetto materiale del Natale; ma la festa dovrebbe essere un’altra cosa. È un luogo comune dire che Natale dovrebbe essere dentro di noi? Penso di no ed è l’aspetto più inquietante. Chi sente veramente il Natale come qualcosa che meriti di essere vissuto con intensità, con rispetto, come proposta di cambiamento? Non siamo qui a fare la predica, per due motivi: non ne abbiamo nessun titolo e poi perché parliamo di qualcosa che va al di là della religione, qualunque essa sia, e della religiosità.
È un Natale indifferente quello che ci apprestiamo a vivere? Il rischio c’è tutto, ci scivolerà addosso e non cambierà nulla, nemmeno il barlume di un tentativo di cambiamento dentro e fuori di noi. Nessuna rivoluzione!
Ma lo sforzo dobbiamo farlo lo stesso: e dobbiamo farlo in prima persona. Non ci salverà la politica e difficilmente lo faranno i tecnici imprestati alla politica e pronti a diventare loro stessi politicanti.
Non ci salveranno “grilli” e cicale e non ci salveranno nemmeno le primarie del centro-sinistra o del centro-destra che non si faranno.
Se troveremo qualcosa lo troveremo dentro di noi.
Mario Damasio
Dic 24 2012
Un Natale dentro di noi
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