COLLE DON BOSCO – Si chiudono i festeggiamenti in onore dell’anno bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco dopo una preparazione di tre anni in cui s. È stato un anno ricco di eventi per celebrare il Santo dei Giovani, non solo per esaltarne la memoria, ma per mantenerne vivo l’insegnamento e renderlo pratica di vita quotidiana. Gli ultimi cinque giorni sono stati all’insegna della gioventù salesiana perché, come ricordato da Don Ángel Fernández Artime, X successore di Don Bosco, “come Famiglia Salesiana è possibile immaginare di festeggiare il compleanno di Don Bosco solo con i giovani, in mezzo ai giovani.”
Questa mattina sul piazzale del Colle Don Bosco solenne celebrazione eucaristica presieduta dal Rettor Maggiore Don Á. , alla presenza della famiglia salesiana e delle autorità religiose e civili.
Estratto della Omelia Di chiusura dell’anno di celebrazione del bicentenario della nascita di Don Bosco
“Don Bosco fu un vero figlio del suo tempo e un tessitore della storia, di quella ottocentesca come questa di oggi, perché è un uomo veramente significativo, un uomo umile e attaccato agli ultimi, un uomo di Dio, un uomo con il cuore di Buon Pastore che ha vissuto molto sul serio le parole dette da Gesù ai dodici: “Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti”. E sappiamo bene che questi “tutti”, sia per Gesù, sia per Don Bosco, sono stati soprattutto i più piccoli e quelli più svantaggiati. Nelle parole del nostro padre: “i più poveri, abbandonati e in pericolo”, che Don Bosco ha servito in modo singolare ed unico, come ci ha detto il Santo Padre nella sua lettera a tutta la Famiglia Salesiana, si concretizza in questi “aspetti salienti della sua figura: ha vissuto il dono totale di sé a Dio come uno stimolo per la salvezza delle anime e la fedeltà a Dio ed ai giovani in un unico atto d’amore. Questi atteggiamenti lo hanno spinto ad “uscire” e a realizzare scelte coraggiose: la scelta di dedicarsi ai giovani più poveri, con l’intenzione di fondare un vasto movimento di poveri per i poveri, con l’intenzione di estendere questo servizio oltre i confini di lingua, razza, cultura e religione, grazie ad un zelo missionario. Egli attualizzò questo progetto con stile di accoglienza, allegria e simpatia, nell’incontro personale e nell’accompagnamento di ciascuno”.
… Siamo eredi di un grande uomo, un vero figlio del suo tempo e un vero tessitore della storia, un uomo straordinario, ma umile e in mezzo agli ultimi, che ispirato alla bontà e allo zelo di San Francesco di Sales, ha dato origine a un vasto movimento di persone sempre in cammino, messi in moto, dalla periferia di Torino alle diverse periferie esistenziali e geografiche (come quella della fine del mondo nella Terra del Fuoco e nella Patagonia del suo tempo). Siamo eredi di un’eredità che viene sviluppata, trasmessa e fecondata con le proprie opzioni di vita e la donazione piena di noi stessi per farla feconda e ancora più ricca. Ciò si concretizza nell’importante sfida che ci lascia il Santo Padre: “Come Famiglia Salesiana siete chiamati a ravvivare la creatività carismatica dentro ed oltre le vostre istituzioni educative, mettendovi con dedizione apostolica sui sentieri dei giovani, in particolare quelli delle periferie”.
Don Bosco continua a vivere. Il figlio di Margherita, la donna forte e saggia, che ha trasmesso a lui la saggezza e la ricca tradizione della campagna monferrina, e ha condiviso con lui, i suoi ragazzi e primi salesiani l’avventura degli inizi dell’oratorio, continui ad accompagnare la sua opera. Maria, Ausiliatrice e Madre, che ha fatto tutto sin dall’origine, ci aiuti a essere creativamente fedeli e a dare continuità e fecondità all’opera iniziata da Dio 200 anni fa.
Siamo eredi con una grande responsabilità sulle spalle, ma soprattutto con un irradiante fuoco nel profondo del cuore: la nostra passione per vivere, come il Santo Padre ha voluto mettere come titolo della sua lettera: Come Don Bosco, con i giovani e per i giovani.”
Don Ángel Fernández Artime
Rettor Maggiore dei Salesiani di Don Bosco