RIVAROLO – «Continueremo la nostra battaglia esclusivamente nel pieno rispetto della legalità in tutte le sue azioni che si renderanno necessarie; chiederemo che tutte le difformità riscontrate nell’iter dell’impianto siano sottoposte a opportuna verifica di legittimità. Per questa ragione nei prossimi giorni lanceremo una campagna di raccolta fondi per sostenere le spese legali del Comitato.» È quanto affermano i portavoce del Comitato Non Bruciamoci il Futuro, dopo il successo della manifestazione di protesta che visto scendere in piazza pacificamente circa 400 persone. «La maggiore preoccupazione del Comitato – proseguono – è la salute dei Cittadini messa a rischio da un impianto già costruito. Stiamo legittimamente cercando di evitare l’entrata in esercizio dell’impianto considerato che manca: Il monitoraggio pubblico, verificabile “on-line”, delle emissioni al camino e delle biomasse introdotte nella camera di combustione; un sistema di centraline gestite dall’Arpa sul territorio, che siano atte a monitorarne in continuo le ricadute ambientali; garanzie sulla provenienza da “filiera corta o locale” delle biomasse (200 t/giorno). La garanzia su quali biomasse potranno essere bruciate in futuro e un progetto definitivo che possa illustrare in dettaglio la natura della camera di combustione e della caldaia. Infine c’è da aggiungere che la mancata distribuzione del calore alla rete del teleriscaldamento che configura l’impianto in centrale elettrica non cogenerativa.»
E per concludere, aggiungono: «Il Comitato intende discutere e confrontarsi con tutte le opinioni, riteniamo però non accettabile l’agire amministrativo di chi, dopo averne ricevuto la domanda di autorizzazione all’impianto nell’ottobre 2005, ne ha dato parere favorevole senza sentire il dovere di illustrare prima il progetto ai Cittadini di Rivarolo, ed a quel che sembra, neppure al Consiglio Comunale della Città.»
