Ecco, di seguito, il testo pronunciato dall’Arcivescovo mons. Cesare Nosiglia durante la Santa Messa di Mezzanotte in Duomo.
La buona politica è al servizio della pace: è questo il tema scelto dal Papa per la Giornata mondiale della pace che oggi celebriamo. Si tratta di un tema attualissimo e ricco di conseguenze decisive per la vita di ciascun uomo sulla terra e di ogni società che voglia costruire la pace al suo interno e nel mondo. Noi sappiamo e crediamo, come ci attesta anche la Parola di Dio di questa Santa Messa, che la pace è dono di Dio e la politica è chiamata ad assumerne il compito storico nel nostro tempo quale atto di autentica giustizia e carità verso la popolazione.
“Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace”: la benedizione di Aronne pone in evidenza questa verità. Cristo è la nostra pace, perché egli è il salvatore del mondo, per cui ogni persona, ogni famiglia, ogni popolo può trovare in lui la sponda sicura e la forza per vincere il male, la violenza, l’ingiustizia ed ogni guerra causata dal peccato, che alberga nel cuore stesso dell’uomo e nelle strutture e realtà di male che generano violenza, discriminazioni e falsi miti ideologici e politici.
Se questo è un principio certo per i credenti, esiste già nella stessa natura propria dell’uomo, nella sua coscienza, una grammatica di pace che emerge con evidenza nel cuore di ogni persona. E’ scritto nel dna di ogni persona, che nasce su questa terra, un insieme di regole che svelano a tutti a poco a poco quel sapiente progetto divino, che permette di stabilire rapporti reciproci improntati al rispetto, alla giustizia, alla solidarietà tra credenti e non, tra religioni ed etnie diverse, tra popoli e nazioni, tra culture e tradizioni differenti.
E’ partendo da queste premesse che il Papa affronta una serie concreta di argomenti sul tema del rapporto politica e pace. Anzitutto egli ricorda il detto di Gesù: “in qualunque casa entriate prima dite: pace a questa casa. “La casa a cui parla è ogni famiglia, ogni comunità, ogni Paese, ogni continente, nella loro singolarità e nella loro storia: è prima di tutto ogni persona senza distinzioni e discriminazioni. E’ anche la nostra casa comune: il pianeta in cui Dio ci ha posto ad abitare e del quale siamo chiamati a prenderci cura con sollecitudine”. Credo che su questi temi si giocherà il domani della nostra società e per questo occorra una attenzione particolarmente viva e continuata alle posizioni politiche e culturali reclamizzate in maniera assordante dai mass-media. La testimonianza dei cristiani sarà fonte di pace, se, con coraggio ed impegno, essi non scenderanno a compromessi su questo piano, ma serenamente e con rispetto del pluralismo proporranno coerentemente la loro visione di persona, e di pace nelle varie sedi politiche, culturali, sociali, informative in cui questi problemi si dibattono e si decidono. Abbiamo bisogno di sperare e credere nella buona volontà di tutti, credenti e non, perché la ragione e la fede possano collaborare a trovare vie giuste e pacifiche, mettendo sempre al centro la promozione di un umanesimo integrale, che trova in Cristo, Uomo perfetto e Figlio di Dio, il suo soggetto portante di riferimento pieno e riuscito. Chi lo segue, infatti, si fa lui pure più uomo e chi lo accoglie diventa operatore di una pace stabile e duratura. Ma qui nasce una domanda fondamentale, che riguarda l’anno che, da poche ore, abbiamo iniziato:quale orientamento dare ad un domani che sembra incerto, nebuloso e sempre proteso ad un rapido e tumultuoso cambiamento culturale e sociale, che impedisce di fermarsi a riflettere e a decidere con ponderatezza su scelte che investono problemi di giustizia e di accoglienza che segnano oggi la vita di tante persone, famiglie e popoli interi? Si può ancora scommettere sulla forza del bene che vince il male, su un progetto di società assicurato da una giusta e pacifica solidarietà tra tutte le persone pure differenti tra loro ma parte della stessa umanità? La diffusa insicurezza e paura dell’altro, tarpano le ali dell’amore e rendono indifferenti verso tutti,poco inclini a credere e a sperare in un mondo dove dominano i ponti e non i muri.
C’è dunque bisogno di un supplemento di fede, che indichi la luce per camminare sereni, pur in mezzo alla complessità della cultura dominante e del vissuto di ogni giorno, e dia forza per proporre, nel cambiamento in atto, quei valori sicuri e condivisi, che rispondono alla dignità di ogni uomo e sono stati immessi da Dio nella sua stessa natura. C’è estrema necessità di cristiani convinti missionari e testimoni di colui che è la nostra Pace e la speranza del mondo: Cristo Signore!
Un altro aspetto decisivo del rapporto politica e pace è quando il Papa parla del bene comune fonte prima di pace. Chi si occupa di questo giorno per giorno come avviene in tanti che con spirito di gratuità e umanità si dedicano al servizio dei poveri e sofferenti, degli ultimi e scartati dalla società va dunque sostenuto e apprezzato perché è fonte di pace e di giustizia ben superiore ad ogni altra pure importante azione politica. Il sostegno e la valorizzazione del volontariato che attua il principio
costituzionale di sussidiarietà nel nostro Paese, è un dovere da parte della politica, per cui appare veramente paradossale il fatto di penalizzarlo come se fosse fonte di profitto quando invece è un investimento sociale di persone e di mezzi indispensabili per la stessa sopravvivenza dignitosa di milioni di poveri basato sul dono di sé e la solidarietà. E’ un programma nel quale possono e debbono ritrovarsi uniti tutti i
politici di qualunque cultura, partito o religione che insieme desiderano operare per il bene della intera famiglia umana praticando quelle virtù che soggiacciono al buon agire politico: la giustizia, il rispetto reciproco, la sincerità e onestà, la coerenza morale. E’ una eredità preziosa che ci hanno lasciato a Torino i nostri Santi sociali di cui siamo orgogliosi e che fanno della città un modello e punto di riferimento che non possiamo abbandonare senza tradire la sua stessa identità e sminuire quel valore riconosciuto di città della Provvidenza dove nessuno si sente escluso e abbandonato a se stesso ma amato me cercato come uno di famiglia.
E’ questo l’augurio che rivolgo a me e a voi affinché l’anno nuovo rinsaldi, nelle coscienze e nella scelte anche politiche di ogni fedele e cittadino del nostro Paese l’apertura del proprio cuore anzitutto e del proprio impegno concreto di accoglienza e di servizio verso chi è nel bisogno. Niente deve prevalere su questa scelta che è di per se stessa un atto politico, che rende tutti protagonisti di una stagione di rinnovato impegno sociale e morale. Maria Santissima, di cui oggi celebriamo la divina maternità, ci guidi a trovare le vie più efficaci per raggiungere questo obiettivo, donandoci il coraggio di proporle con coerenza e fedeltà, anzitutto alle nostre comunità cristiane. testimoni così del Vangelo di Cristo Principe della Pace.
+Cesare Nosiglia
Arcivescovo di Torino
Gen 01 2019
Mons. Cesare Nosiglia alla Messa di Mezzanotte dell’ultimo dell’anno
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