IVREA – GUARDA IL VIDEO «Che bella festa, una festa di popolo. A partire dai giovani che hanno cantato “Si vede, si sente, Don Bosco è qui presente”. Ho riflettuto su questa frase. Forse il nostro problema è che non siamo più capaci di sentire e di vedere. Sentire nel senso di ascoltare, udire ma anche di provare e sperimentare. A volte ho l’impressione che le cose che contano sono le idee ma le idee da sole fanno l’ideologia, e l’ideologia difficilmente ha fatto qualcosa di buono nella storia.
Invece l’immagine di Don Bosco dentro la reliquia con la sua mano quella con cui tante volte ha benedetto e assolto è qualcosa che si vede. E la fede non viene dall’ascolto e se non c’è qualcuno che la racconta la testimonia la fede non passa.
La fede non si trasmette per onde magnetiche, ma per contagio. Forse abbiamo dimenticato che il cristianesimo si trasmette per contagio, per comunicazione di esperienza ad altri e abbiamo pensato che bastasse un’ideale, un idea. Me lo sono chiesto in questi giorni davanti ad un’immagine che ha suscitato la presenza di un popolo. Un’immagine che non è più l’immagine di un morto. Questo corteo poteva essere un corteo funebre. Ma guardatelo: è un morto questo? C’è la festa, i canti, i bambini che cantano, i sorrisi, i cavalli. Perché la fede è un fatto, un avvenimento, non è un’idea.
Il suo è un ritorno. Come dimenticare che giovane prete predicò spesso gli esercizi spirituali nelle nostre Diocesi, le sue visite alle carceri cittadine, i suoi stretti rapporti di collaborazione con il Vescovo Moreno che permisero l’edizione delle Letture Cattoliche. Fu ospite in Vescovado tante volte. Se in città la casa salesiana sarà fondata solo dopo la sua morte, per volere del Beato Michele Rua suo successore, a San Benigno gli inizi dell’opera salesiana risalgono direttamente a lui che iniziò l’opera di istruzione per ragazzi bisognosi e diede inizio a Foglizzo all’istituto per la formazione delle vocazioni.