Contro la chiusura del reparto oncologico di senologia del Valdese

TORINO – 7.000 interventi chirurgici, 4500 malati oncologici seguiti, 800.000 prestazioni di laboratorio, 600 interventi per tumore al seno. Contro lo smantellamento dell’Ospedale Valdese di Torino, ed in particolare contro la chiusura del reparto oncologico di senologia, hanno manifestato molti pazienti, lunedì, in occasione della visita del Presidente Monti,.
«Al Valdese la continuità delle cure non è più garantita» raccontano diverse manifestanti. Una per tutte: «Ho già subito un intervento chirurgico, ha sostenuto diversi cicli di chemioterapia, dovrei sostenere un’ulteriore operazione, ma non esiste più la struttura ospedaliera.» La Chirurgia Plastica del Valdese è stata infatti chiusa il 31 dicembre.
Secondo l’Assessore Regionale Paolo Monferino «l’attività di senologia dell’ospedale Valdese non verrà sospesa ma trasferita al Sant’Anna, dove confluirà anche quella delle Molinette potendo  sostenere fino a 2000 interventi l’anno.»
Ma i dubbi riguardano i tempi di trasferimento.
Secondo le pazienti il danno per la salute delle donne, costrette a interrompere cure chemioterapiche, è evidente. Dopo una diagnosi, il Valdese garantiva l’intervento entro un mese, mentre dopo la chiusura i tempi di attesa negli altri ospedali si sono allungati oltre i due mesi, quindi sono superiori a quelli previsti per una patologia tumorale.
L’ospedale Valdese di Torino era il secondo ospedale del Piemonte per numero di interventi alla mammella 600 all’anno, di cui 400 tumori, ed uno dei centri di eccellenza per il depistaggio e la cura dei tumori mammari. Il tempo di degenza per paziente erano di 1,6 giorni, nettamente inferiore a quello della media regionale, con evidente risparmio economico.  I pazienti difendono il loro diritto alla salute e a continuare a essere seguiti in un centro d’eccellenza invece di subire liste di attesa per finire in strutture non specializzate nella diagnosi e trattamento del tumore mammario.