IVREA – «Perdere questo luogo credo rappresenti una perdita concreta e psicologica dell’identità culturale della città, specie in un momento in cui si fa forte il richiamo all’architettura olivettiana e ad un’idea di società che deve essere rilanciata.» C’è del rammarico nelle parole di Francesco Zaccagnini di fronte all’ipotesi di chiusura dell’ABCinema che da ormai due anni lotta per tenere in vita la sua attività all’interno del Centro Culturale La Serra; e lo fa in un clima di incertezza finanziaria legato ad una struttura che necessita di urgenti interventi di riqualificazione. «Si può resistere quando si intravede una prospettiva, in caso contrario – è stato sottolineato nel corso di un incontro pubblico di sabato pomeriggio – occorre prendere atto del fatto che così non si può più andare avanti.»
La storia della prima sala d’essai di Ivrea all’interno del Centro La Serra, risale al dicembre del 2003 attraverso la stipula di un contratto con Pirelli che gestiva i locali ex Olivetti. La decisione, prima di mettere in vendita l’intero l’immobile (con la piscina, la sala cinematografica, il ristorante) e successivamente di attuarne nel 2007 una vendita frazionata, ha di fatto attuato un’operazione che si è rivelata decisiva per la sorte dell’edificio che pensato da Olivetti come un tutt’uno ha messo gli acquirenti in una situazione di disagio e di controversie in termini di contabilizzazione dei consumi e con notevoli costi di gestione. «Abbiamo costituito la Società Effetto Serra (rappresentata dalla Cooperativa Rosse Torri, dalla libreria Cossavella, dall’AEG e da partner minori) – è stato sottolineato nel corso dell’incontro – che ha messo capitali per acquisire lo spazio e dar vita ad un progetto ambizioso e innovativo che si riproponeva di aggregare a sè un’attività commerciale, un bar ed uno spazio culturale per la città. Al successo iniziale è seguita una gestione difficile da sostenere, con l’allontanamento della libreria e del bar, mentre l’attività del cinema è rimasta in piedi ma con una sala che creata all’inizio degli anni ’70 necessitava di interventi di manutenzione. Nel 2012 l’AEG ha deciso di acquisire quote della società e di attuare operazioni di riqualificazione della sala stessa. È nel 2013 che, aspettando che si compisse l’operazione, AEG si è detta non più intenzionata ad investire nel progetto e così siamo tornati al punto di partenza, bloccando di fatto il percorso. Ma siamo convinti che delle prospettive ci siano.»
E se da un lato lo sguardo è andato al Comune, che ha avanzato la possibilità di modulare un finanziamento legato al Piano Territoriale Integrato della Regione alla condizione che l’immobile diventi di proprietà Comunale, dall’altro il riferimento è andato alla Fondazione Guelpa, il cui patrimonio è destinato ad investimenti in strutture culturali per la città di Ivrea. Ma in entrambi i casi, ad oggi, non ci sono risposte. E la Fondazione Guelpa è stata al centro del dibattito, assieme alla mozione condivisa ed approvata in consiglio Comunale il 25 novembre che impegnava Sindaco e Giunta ad istituire entro 30 giorni un tavolo con la Cooperativa Rosse Torri che desse mandato al Sindaco per adoperarsi quale mediatore e facilitatore per trovare investitori pubblici o privati, e per attivare la commissione consiliare competente a collaborare con il Centro La Serra. Nelle parole del consigliere di minoranza Francesco Comotto (Vivere Ivrea) la necessità di maggiore collaborazione e trasparenza. Tra i punti interrogativi i motivi che ostacolano l’utilizzo dei soldi della Fondazione, per capire come vengono utilizzati o meno, dove possono essere utilizzati. Ci si chiede infatti il perché di fronte ad un’operazione culturale come quella che interessa il Centro, la Fondazione non intervenga. «Si dice – ha continuato Comotto – si sia presa l’incarico di seguire la candidatura di Ivrea quale patrimonio dell’Unesco (600mila euro); perché non mettere un’analoga cifra per salvare questo importante bene per la città?”
E dito puntato anche sull’assegnazione degli incarichi relativi alla candidatura. «Si dovrebbe conoscere tutto sulla Fondazione – ha concluso Comotto – proviamo a mettere un punto di partenza affinchè cittadini e amministratori, minoranza e maggioranza siano una cosa sola. Chiediamo all’amministrazione di lavorare con e non contro: noi siamo disponibili» ha concluso il consigliere.
Non dispiace l’idea dell’azionariato popolare e c’è chi menziona quell’Ivrea ricca che dalla Olivetti ha preso tanto e che potrebbe partecipare attivamente alla storia della città. Ma la città, per Giorgio Panattoni, è il problema di fondo. «Abbiamo lanciato un appello ad Ivrea affinchè dimostrasse il suo appoggio al salvataggio ad un importante patrimonio culturale ma la città non ha risposto. Non lo hanno fatto le imprese, le banche, non lo ha fatto la “città che conta”. È stato chiesto un tavolo di confronto che non è mai partito. Non ci sono soluzioni semplici, ma soluzioni complesse che possono diventare semplici e spero in un tavolo di confronto con elementi concreti e proposte.»
Al vice Sindaco Capirone il compito di provare a dare delle risposte. «Oggi intervenire è complicato; il governo centrale ha posto dei vincoli su ciò che i Comuni possono fare o meno e credevamo di poter attuare questo finanziamento legato al Piano Territoriale Integrato della Regione ed adattarlo alla situazione. Un gesto che dimostrava la disponibilità dell’amministrazione a collaborare. Disponibilità che riconfermo, ma le difficoltà ci sono. C’è il Patto di Stabilità; il divieto di costituire o fare ingresso in nuove società, l’invito agli enti locali a dismettere il patrimonio immobiliare e a non acquisirne di nuovo, le modalità di investimento. Insomma al di là della volontà occorre individuare gli strumenti su come intervenire trattandosi di una proprietà privata.»
«La città di Ivrea è una città egoista – è il commento di parte del pubblico –
A Ivrea non c’è la città, come in Italia non c’è il paese. Qualsiasi iniziativa viene soffocata dalla “non città”. A livello nazionale c’è bisogno di una collettività, a Ivrea ci vuole una contestazione alla conduzione politica della città, perché sono amministratori senza speranza che non vedono il futuro. Occorrono case di vetro, comunicazione, e partecipazione.»
Karen Orfanelli
Feb 10 2014
Assemblea pubblica sulla chiusura del Centro Culturale La Serra
Permalink link a questo articolo: https://www.damasio.it/home/assemblea-pubblica-sulla-chiusura-del-centro-culturale-la-serra/30742