Arrabbiati, preoccupati e disperati: i dipendenti della Pininfarina di San Giorgio

SAN GIORGIO – Sono circa un centinaio, arrabbiati, preoccupati e disperati. Sono i dipendenti dello stabilimento Pininfarina di San Giorgio, che ieri mattina si sono recati presso l’azienda per ritirare il “panettone” natalizio, tradizione che quest’anno ha il sapore amaro della beffa. Ad aprile difatti scadrà la cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività, e partirà la mobilità. I Sindacati chiederanno la proroga della cassa ancora per un anno, possibilità prevista dall’accordo firmato, e se i requisiti verranno soddisfatti, sarà concessa. Magra consolazione. E poi quale sarà il destino di questi lavoratori? Sembra deciso: licenziati. Ma loro non si arrendono.
«Non siamo informati – lamentano – il Sindacato non si preoccupa di spiegarci cosa stia accadendo e pare rassegnato. Le istituzioni e la politica sono assenti. Vogliamo che venga ridiscusso l’accordo, ed essere messi in cassa integrazione per ristrutturazione e non per cessata attività. A Cambiano proseguono nella realizzazione di prototipi, ma il problema è, che per l’azienda, noi non siamo riqualificabili, quindi preferiscono assumere altro personale specializzato invece di riqualificare noi. Capiamo che non possiamo essere rimansionati in ventiquattr’ore, ma nel giro di sei mesi sì. Non abbiamo problemi a riqualificarci in altre mansioni, abbiamo bisogno di lavorare. La realtà è che in tutte le guerre ci sono dei morti, e in questa è stato deciso che i caduti siamo noi.»
Intanto nello stabilimento sangiorgese si stanno effettuando dei lavori per la sostituzione delle quattro vecchie caldaie ad olio combustibile (due fuori uso da fine 2010 e due dichiarate “irreparabili”) con nuove a metano.
«Non comprendiamo perché un’azienda con problemi economici, spenda, per uno stabilimento che ha fermato la produzione, tanti soldi per sostituire le caldaie, per l’impresa di pulizia, per un responsabile di magazzino e per la sorveglianza – continuano – vengono operai da Cambiano per scaricare i camion. Tutto lascia intendere che verrà ripresa la produzione. E intanto noi siamo fuori.»
Nel frattempo lo stabilimento di Bairo è affittato a Cecomp per la produzione delle Blue Car, le auto elettriche destinate al car sharing di Parigi, e alcuni di questi lavoratori, sono stati, durante l’anno, “presi a prestito” da Cecomp: «In questo caso siamo stati messi a lavorare in linea, e non abbiamo avuto alcun problema a cambiare mansione.»
Ed è della scorsa settimana la notizia che il gruppo Bollorè sta lavorando a un secondo modello di auto elettrica, sempre in partnership con Pininfarina.
Nel frattempo Pininfarina è tornata all’utile, a seguito della sottoscrizione del nuovo Accordo di Riscadenziamento con gli Istituti Finanziatori, avvenuto lo scorso maggio. Come risulta dal comunicato trimestrale reso noto dall’azienda nel mese di novembre; nel resoconto di gestione è stato iscritto un provento finanziario di 44,8 milioni di euro che ha permesso al gruppo di realizzare nei nove mesi un utile netto di periodo pari a 32,5. Rispetto ai dati del 30 settembre 2011, risulta un incremento del valore della produzione pari al 12% si per le maggiori attività di ingegneria che per l’incremento dei proventi provenienti dall’affitto del ramo di azienda per la produzione di auto elettriche. I margini economici sono peggiorati rispetto ai dati di un anno fa soprattutto per la presenza – nei dati 2011 – di una importante plusvalenza realizzata a seguito della cessione della partecipazione nella joint venture Vehicules Electriques Pininfarina Bollore’ pari a 8,9 milioni di euro. Nell’ambito del gruppo e rispetto ai primi nove mesi del 2011 le attivita’ italiane automotive risultano ancora in sofferenza. La posizione finanziaria netta e’ negativa di 56,9 milioni di euro in forte miglioramento rispetto al valore negativo di 77,9 milioni di euro del 31 dicembre 2011.

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