Tra cultura e tecnologia
«Riuscire a trasmettere a chi vivrà con me il Carnevale l’entusiasmo che conservo da sempre nel cuore, che ho voglia di esprimere, e liberare con tutta me stessa.»
È questo il sentimento che Alice Boni, immagina di provare quando, dal balcone del Palazzo Municipale, si presenterà al popolo eporediese e ai tanti turisti giunti a vivere insieme a lei la storica leggenda. Mancano pochi giorni alla sua acclamazione, ma i suoi occhi azzurri brillano di felicità; si racconta alle telecamere e alla carta stampata con semplicità, disinvoltura e naturalezza, consapevole però dell’importante ruolo che è pronta a rivestire. E mai come quest’anno Ivrea si appresta ad accogliere la sua Violetta. Sì perchè Alice Boni, bella, sorridente, espansiva e determinata, dà corpo e figura ai tanti giovani che vivono le difficoltà dei giorni nostri. Giorni difficili per un paese in crisi, in un territorio che questa crisi la sta toccando fortemente con mano. Non stiamo raccontando nulla di nuovo: la storia della Vezzosa Mugnaia 2014 è la storia di tante ragazze e ragazzi che sognano e cercano di raggiungere con serietà e perseveranza il meglio per la propria vita. Una corsa ad ostacoli tra mille difficoltà, anche per Alice fatta di esperienze, grandi sacrifici, di studio, di lavoro, di aspirazioni, di delusioni, di sogni spezzati, ma anche di grandi soddisfazioni.
Eporediese doc, Alice, nata e cresciuta ad Ivrea 30 anni fa, oggi lavora in una piccola azienda del territorio nella gestione del settore IT. Un campo, quello delle tecnologie, che da sempre l’affascina, certo ben diverso da quella formazione classica, per cui ha dedicato anni di studio. Diplomata presso il Liceo Classico Carlo Botta di Ivrea, si è laureata in Scienze dei Beni Culturali, specializzandosi in Storia del patrimonio archeologico e artistico. La tesi di laurea, su un progetto dedicato alla riscoperta del Santuario di San Gaudenzio di Ivrea, ha voluto essere un omaggio alla sua città. «Sono riuscita in questo modo a far conoscere a grandi professori torinesi, un pezzo di storia della mia Ivrea, un pezzo di me stessa. Poi, fin da subito mi sono scontrata con le difficoltà del lavoro in un mondo dedicato ai Beni Culturali sempre più sacrificato in cui sono riuscita ad inserirmi, ma non sempre sono riuscita a rimanere.» Una prima esperienza lavorativa l’ha vissuta a Torino, dove a Palazzo Lascaris, sede storica del Consiglio Regionale del Piemonte, si occupava di visite guidate e quindi di relazione con l’esterno, con le scuole o con delegazioni italo-straniere. Un ruolo che, inserito in un Ufficio di Comunicazioni e Relazioni con il Pubblico, le ha permesso di rapportarsi con tanti ospiti presenti in un Palazzo che è sede di istituzioni. Per Alice una grande esperienza, che purtroppo non ha avuto seguito. «Ho interrotto questa permanenza nell’arte – ha continuato – seguendo a Torino una linea più aziendale e mi sono occupata di selezione del personale. Ero spaventata nell’affrontare un settore diverso, che non mi apparteneva, ma che però ho amato, scoprendo un’attitudine del mio carattere al rapporto con il pubblico. Un momento bello della mia vita, un’ulteriore arricchimento personale durato due anni in cui ho vissuto a Torino. Poi sono tornata ad Ivrea grazie ad una opportunità lavorativa a Venaria. Ancora una volta mi attendeva un ruolo nuovo con la costruzione, al Centro di Conservazione e Restauro del Complesso della Venaria Reale, di un Ufficio Marketing, Comunicazione e Valorizzazione. Ho sempre fatto tesoro delle esperienze vissute che nel mio percorso di vita mi sono sempre servite. Ho trascorso questi due anni facendo la spola Ivrea-Venaria, poi una brutta ventata di crisi ha ristretto questo percorso, che ha visto sfumare tante iniziative messe a punto come ad esempio l’organizzazione di concerti. Tutto bloccato e l’attività si è trasformata in un lavoro di segreteria. Da qui la decisione di guardarmi attorno, alla ricerche di nuove conoscenze. Sono riuscita a reinserirmi nel territorio dove il fascino del lavoro che oggi occupo non è più quello culturale per cui ho studiato tanto; ma sono contenta lo stesso perché vivo il fascino della mia città e di un settore, quello delle tecnologie, che mi ha sempre colpita, mi ha appassionata e che nella mia formazione ha sempre avuto un ruolo importante. Tutto questo in un ambiente in cui mi trovo realmente bene.»
Continuerà a cullare la passione per l’arte Alice, la passione per quella cultura che è storia e, perché no, leggenda al tempo stesso. Ecco che per lei oggi si aprono le porte ad una nuova ed indimenticabile esperienza, questa volta all’interno del Carnevale, quel Carnevale capace di sedurre, di incantare, di emozionare. Nel raccontare il suo rapporto con la storica manifestazione Alice parla di nonno Ottavio, artefice in famiglia di questa passione carnevalesca. «Architetto Olivetti, Ottavio Cascio, siciliano d’origine importato ad Ivrea passando per l’Accademia delle Belle Arti di Venezia ed il Politecnico di Milano, ha amato da grafico ed architetto i colori del Carnevale, i suoi luoghi, i suoi personaggi, interpretandoli così come amava fare in maniera ironica; lo stesso ha fatto mia mamma Tiziana anche lei architetto. Mio papà, Alfredo Boni, instancabile imprenditore del territorio, è stato per me un grande esempio, soprattutto in questo mio continuo reinventarmi in campo lavorativo. Una figura paterna molto impegnata, ecco perchè la vena più espressiva, liberatoria, del Carnevale è rappresentata da mia mamma.»
Alice Boni è sposata con Alberto Idone, diplomato anche lui presso l’Istituto Classico Carlo Botta di Ivrea e laureato in ingegneria. «Al Botta non ci siamo mai incontrati. Di cinque anni più vecchio quando lui si diplomava io facevo il mio ingresso in scuola. Ci siamo conosciuti nel maggio di cinque anni fa, grazie all’attività sportiva che ci univa, amando entrambi correre e passeggiare tra i laghi. Galeotta fu una serata presso lo storico locale “Morbelli.”» Arancere nei Tuchini, Alberto Idone lavora a Milano ed è spesso chiamato a spostarsi. «Ama Ivrea, ma la sua presenza in città ad oggi è un po’ sacrificata e temevo che questo Carnevale potesse diventare un’esperienza difficile da gestire; invece ho visto crescere in lui la volontà di riorganizzare il proprio tempo in vista della manifestazione.»
Alice ha tutte le carte in regola per rappresentare al meglio la figura femminile del Carnevale. Per lei un trascorso nella cultura e nella comunicazione; nel rapporto con il pubblico non sarà difficile trasmettere, a chi attende di conoscerla, tutto il suo amore per il popolo festante. «Si deve raggiungere tutti il più possibile. Ricordo mio nonno che ha saputo farmi amare i momenti più eclatanti, ma anche quelli più nascosti, di questa bella festa. Ricordi indimenticabili.»
La chiamata ad impersonare la Mugnaia è arrivata tre settimane fa, o poco più. «Era sabato e da quel momento la mia vita è piacevolmente cambiata.»
E allora come vivrà, Alice, la serata di sabato? «Sarà un impatto fortissimo. La vorrò vivere al meglio e mi aspetto di essere trascinata da un vortice, non solo di emozioni, ma di sguardi, saluti, di partecipazione unici, che sono onorata di poter cogliere e spero di poter restituire al massimo.»
Karen Orfanelli
Alice nel paese del Carnevale
Certo il mondo di oggi appare tutt’altro che fiabesco.
Non stiamo a dire ed elencare tutte le difficoltà, di carattere economico che contraddistinguono non solamente l’Italia ma tutto il mondo. Ed in questo contesto i giovani rischiano di essere e sono tra i più penalizzati. Intanto nell’ingresso nel mondo del lavoro e poi nel mantenimento del lavoro stesso.
Non vogliamo fare paragoni troppo semplici.
Ma Alice, con i suoi 30 anni, sembra davvero una giovane moderna che insegue il suo sogno. Se non sarà proprio il paese delle meraviglie, almeno è quanto di meglio po’ ottenere per se stessa e per i suoi cari.
Certo con alcuni punti a suo vantaggio. Non solamente la sicurezza di una famiglia alle spalle, ma anche la perseveranza e la tenacia, la forza di cambiare e di affrontare anche delle sfide non semplici. E queste sono capacità del tutto personali.
E l’esperienza del Carnevale di Ivrea sarà proprio il momento più intenso di questi ultimi anni.
Lì sì che la sua storia si trasformerà in fiaba.
Gli incontri saranno intensi: con i personaggi che la seguiranno e la sosterranno fino a martedì sera, ma anche con il popolo del Carnevale di Ivrea. Dopo un incontro un saluto, dopo un saluto un sorriso, dopo un sorriso una mimosa.
Un ritmo frenetico. Ma lo diceva già la fiaba di Lewis Carroll: “Qui devi correre più che puoi per restare nello stesso posto. Se vuoi andare da qualche altra parte, devi correre almeno il doppio!”
È il tempo del Carnevale scorre ad una velocità diversa dal quello quotidiano. Ti distrai un attimo ed hai perso cento, mille saluti. Ti fermi a pensare e la battaglia è già terminata e sta bruciando l’ultimo scarlo. Ed il mercoledì mattina, al Borghetto per la polenta e merluzzo è già tutto un altro mondo.
E allora, Violetta, corri e vivi più che puoi questi pochi giorni.
Gli organizzatori del Carnevale di Ivrea hanno un sogno. Che ogni anno la Mugnaia infonda in una bambina la voglia di essere l’Eroina del Carnevale.
Crediamo di sì. Crediamo che Alice ce la faccia.
Ma lo scriveva già Lewis Carroll: “Chi sa se un giorno avrebbe raccolto intorno a sé altre bambine, per fare che i loro occhi brillassero come stelle al racconto del suo viaggio nel Paese delle Meraviglie.”
Mario Damasio
Foto di Alessio Avetta – Punto Photo Ivrea