TORINO – Si è chiusa con una sessantina di condanne a Torino la prima tranche del processo Minotauro, nato dalla maxi-inchiesta sulla presenza della ‘ndrangheta in Piemonte e sui suoi tentativi di condizionare la vita politica nel Torinese. Al vaglio del gup Roberto Trevisan c’era la posizione dei 73 imputati che avevano scelto il rito abbreviato.
Le condanne inflitte ammontano a un totale di 400 anni di carcere (la più elevata è tredici anni e mezzo di carcere). Oltre alla reclusione, in alcuni casi il giudice ha disposto, a fine pena, un periodo di libertà vigilata. Tocca, invece, il mezzo milione di euro la somma di cui il gup ha ordinato la confisca . La stessa misura riguarda anche 28 immobili a Torino e provincia, quote societarie, titoli azionari, terreni, automobili.
«La sentenza del giudice per le indagini preliminari dimostra che il fenomeno della criminalità organizzata è radicato ormai in maniera capillare anche nella nostra regione.» Lo ha detto la senatrice dell’Italia dei Valori, Patrizia Bugnano. «Estorsioni, traffico di droga e voto di scambio dimostrano come la ‘ndrangheta, e probabilmente anche altre associazioni criminali, si siano insinuate anche nelle istituzioni. Siamo di fronte a un problema sociale che va affrontato immediatamente e in modo incisivo, senza alcuna sottovalutazione come invece fanno le forze che attualmente governano la nostra regione.»
Ott 03 2012
58 condannati al maxi-processo “Minotauro”
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