L’enorme struttura difensiva, costruita per garantire sicurezza alla strada pedemontana che collegava Ivrea con Susa e per respingere i continui assalti dei barbari d’oltralpe alle terre padane, nella sua massima espansione raggiunse le dimensioni di una piccola città con il muro di cortina che cingeva la sommità del colle il cui sviluppo superava abbondantemente un chilometro di lunghezza, cingendo oltre alle infrastrutture di carattere militare anche un abitato rustico organizzato in diversi nuclei, di cui l’archeologia ha svelato diversi momenti della vita.
Una nutrita compagine di studiosi ha affrontato lo studio sotto diverse angolature e una datazione al radiocarbonio ha consentito di adeguatamente collocare tutte le fasi insediative che si sono succedute tra la fine del IV secolo e l’VIII.
Il riesame dell’immenso repertorio emerso in molti anni di scavi ha condotto a nuove conclusioni e soprattutto a nuove scoperte, qualcuna nel solco delle dinamiche già note in merito al popolamento dell’Italia nord-occidentale tra età romana e altomedioevo e qualcuna clamorosa, che verrà presentata giovedì 12 dicembre quando verrà inaugurata la mostra.
Tra i materiali in esposizione ci sono ance gli attrezzi di un’antica fucina che operava nel castrum producendo una grande quantità di attrezzi e armi in ferro forgiato, ma anche un particolate tipo di vomere d’aratro, introdotto in Italia proprio dai Longobardi.
In merito a questo elemento, rinvenuto a Belmonte in numerosi esemplari, il Museo Archeologico del Canavese ha realizzato una importante sperimentazione forgiando un vomere simile a quelli rinvenuti negli scavi e costruendo l’aratro che lo montava, fino a sperimentarne l’uso.
I visitatori della mostra, oltre a questo particolare tipo di manufatto in ferro, presente anche in esemplari provenienti da altri siti del nord-ovest italiano, potranno vedere anche un filmato che espone il risultato di una sperimentazione condotta da sperimentalisti del Museo di Cuorgné con la quale si è ricostruito l’aratro e il giogo le cui parti in ferro compaiono tra i reperti altomedievali di Belmonte.
Inaugurazione della mostra è avvenuta il 12 dicembre 2019 alle ore 17,30 con la presenza del Soprintendente arch. Luisa Papotti, della dr.ssa Gabriella Pantò direttrice del Museo di Antichità di Torino e del dr. Marco Cima che ha intensamente lavorato per la realizzazione dell’evento.
Accompagna la mostra un ricco volume con circa 300 illustrazioni che presenta al pubblico sia i reperti provenienti dagli scavi, sia i risultati degli studi condotti da 14 specialisti.
Inaugurazione della mostra: 12 dicembre 2019 – ore 17,30
Durata della mostra: 12 dicembre 2019 – 29 maggio 2020
Orario di apertura dal lunedì a venerdì dalle ore 9,00 alle ore 17,00; secondo saboto di ogni mese 14,30 – 18,00.