Contro la chiusura delle Poste a Salto e Priacco

CUORGNÈ – Cittadini che protestano contro le Poste, dopo la notizia che verrà ridotto il numero degli uffici: capita un po’ in tutta Italia. E avviene anche in Canavese. Ma la rivolta scoppiata a Salto e Priacco (nel comune di Cuorgnè) contro la soppressione degli uffici postali, assume un sapore particolare perché va a colpire borgate storiche, penalizzando circa 1500 cittadini (molti dei quali anziani) che gravitano sui due centri. Già perché qui sono due gli uffici destinati a sparire: “Almeno uno possono lasciarlo”, dicono gli abitanti che hanno già avviato una raccolta firma che in poche ore ha raccolto diverse centinaia di adesioni (tra cui quella del parroco don Attilio Perotti). E proseguono: “La sede della Poste a Cuorgnè è già intasata normalmente e, inoltre, per arrivarci molti saranno obbligati a usare l’auto, visto che la distanza è di diversi chilometri; senza contare che si dovranno affrontare i gravi problemi di parcheggio che già esistono quotidianamente”. Gli uffici postali di Salto e Priacco hanno una lunga tradizione, anche perché, fino al 1929, Salto era Comune, grazie ai suoi trascorsi storici che ne avevano fatto uno dei principali centri dell’Alto Canavese. E anche attualmente gli abitanti conservano un certo orgoglio del loro passato di cui mantengono ancora diverse tracce, come il cimitero e la parrocchia. Viene quindi criticata la decisione della Poste di voler cancellare del tutto la presenza nel territorio: “Un ufficio deve rimanere – insistono gli abitanti -. Ad esempio, quello di Salto è punto di riferimento non solo per le altre frazioni vicine, ma anche per gente di Cuorgnè o di Pont che vuole evitare le solite code. In più c’è anche un ampio e comodo parcheggio. Ci auguriamo che le Poste ritornino sulla loro decisione. Non può essere solo il fattore economico l’unico elemento di valutazione, c’è da ricordare che quello postale è anche un servizio per i cittadini. Visto che anche noi paghiamo le tasse riteniamo si debba usufruire anche dei servizi”. Gli abitanti non intendono lasciare nulla di intentato per salvare la loro Posta: tra l’altro stanno preparando una sorta di “presidio permanente” davanti all’ufficio postale con tanto di banchetto e striscioni. E minacciano anche di togliere i loro risparmi dalle Poste e trasferirli in banca.

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