La Polizia individua i responsabili di un sequestro di persona

La Polizia individua i responsabili di un sequestro di persona 2TORINO – Nel pomeriggio del 24 aprile 2017 un gruppo composto da almeno quattro persone sequestra a Torino, nella zona di corso Lanza, un 27enne, N.I., nato a Reggio Calabria, chiedendo come riscatto una somma ingente: 3 milioni di euro.
Due soggetti che indossano pettorine della polizia si avvicinano all’autovettura della vittima che si sta accingendo ad uscire dal cortile di un albergo. L’uomo viene incappucciato e costretto a sedersi sul sedile posteriore dell’auto.
Alla guida della vettura si pone un amico della vittima che si trova in sua compagnia e che viene costretto a guidare l’auto fino ai pressi dello Juventus Stadium dove il veicolo fa ingresso nel garage di un condominio.
Qui, la vittima viene legata mani e piedi con delle fascette da elettricista, e più volte percosso: gli viene intimato di consegnare i soldi che secondo i sequestratori l’uomo possiede. Pertanto viene costretto a chiamare un amico in modo che si rechi a casa sua per prendere contanti e preziosi che il sequestrato avrebbe a disposizione.
Dopo la tefefonata, l’uomo viene liberato dalla stretta delle fascette, ma accade un fatto che si rivela fatale per i sequestratori. Uno dei rapitori, infatti, nel cercare di tagliare con un coltellino la fascetta posta alle caviglie, procura alla vittima un taglio dal quale inizia una copiosa fuoriuscita di sangue che pare inarrestabile.
I sequestratori si vedono costretti a liberare l’ostaggio, affidandolo all’amico della vittima perché lo conduca con urgenza in ospedale dove poi gli viene suturata la ferita.
Il reato viene denunciato solo il giorno dopo, e solo grazie all’insistenza di un amico della vittima.
Le indagini avviate dalla Squadra Mobile di Torino e coordinate dalla DDA, grazie anche all’analisi di dati telefonici, permettono di ricostruire nel dettaglio la dinamica degli eventi e i soggetti coinvolti. Viene anche individuato il “covo” dove era stata segregata la vittima, il lavoro della Polizia Scientifica di Torino consente di rinvenire tracce del DNA della vittima nelle macchie di sangue che erano presenti sul pavimento del garage, nonostante sia stata effettuata un’accurata opera di cancellazione di ogni traccia biologica anche con l’uso di acidi.
Per l’accaduto, vengono arrestate tre persone: Angelo Alosi, di 58 anni, semilibero, già condannato anche per omicidio, Christian Conversano, di 30 anni, venditore di auto e Simone Aleccia, di 48 anni, carrozziere.
È stato identificato anche una quarta persona che ha partecipato al sequestro: si tratta di B.F., di anni 35, carrozziere e venditore di auto; costui, resosi latitante per alcuni mesi a Dubai dopo il primo ordine di arresto emesso dal GIP, attualmente libero per un vizio di forma, attende la decisioni della Corte di Cassazione che dovrà esprimersi sul ricorso presentato dai difensori contro la decisione del Tribunale del Riesame di Torino, che ha nuovamente disposto la sua carcerazione.
Gli autori materiali del sequestro, secondo gli indizi raccolti, risultano essere lo stesso B.F. ed Alosi, che si sono avvalsi di un basista e di un fiancheggiatore.

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