Gli italiani hanno pazienza, troppa pazienza. Oppure sono ormai disamorati e si fanno andare bene tutto.
Provo a fare un bilancio di questi due mesi, tanti sono passati nella speranza di vedere diminuire la curva del contagio e nella certezza di contare freddamente i morti, giorno dopo giorno.
Si chiama pandemia perchè è una situazione difficile da governare e che colpisce tutto il mondo. Ma fatta questa premessa, e detto che nessuno ha la bacchetta magica, in due mesi abbiamo visto tutto ed il contrario di tutto.
In ordine sparso ci facciamo andare bene un commissario che impone prezzi ma non ha il prodotto, firma accordi ma poi non dispone della merce, lancia accuse ma non si assume responsabilità.
C’è un responsabile di unità di crisi piemontese e un assessore in evidente difficoltà, non di fronte alla morte nei reparti di rianimazione, ma di fronte ad una troupe televisiva.
Abbiamo bar ancora oggi chiusi in tutta Italia ma aperti negli ospedali, dove fino allo sfinimento i sindacati degli infermieri hanno sempre denunciato la mancata separazione del percorso pulito e sporco.
Abbiamo ASL impotenti e non in grado di fornire ai propri dipendenti, che sarebbero lo strumento primo per combattere il virus, i dispositivi essenziali; Asl che girano la faccia dall’altra parte se un medico, un infermiere o una oss indossano un sacco della spazzatura per proteggere se stesso dal virus. O ancora se c’è un rischio contagio ed un lavoratore è ugualmente al proprio posto. Oppure se un medico di famiglia non ha mascherine adeguate.
A proposito dei sanitari ci facciamo andare bene i medici e gli infermieri morti a causa del coronavirus. Sono 163 medici. Fortuna che il portale della Federazione Nazionale degli Ordini del Medici li ricorda tutti, nomi e cognomi, come se fossero le lapidi di caduti in guerra. Sono 40 gli infermieri morti. Qui a ricordarli c’è un video realizzato dal Nursind in Toscana.
Dovevamo produrre mascherine e ventilatori. A che punto è quel progetto?
A due mesi di distanza dal lockdown ci troviamo ancora con la difficolta a reperire mascherine, guanti e alcool. Eppure nel gennaio scorso il nostro governo era stato avvertito del rischio pandemia. Non ha detto nulla per non allarmare il paese, ma ha fatto ancor di meno per consentire al paese di arrivare preparato nel momento in cui, quel fine settimana del 22 e 23 febbraio, tutto ha avuto inizio a Codogno e Vò.
Sopportiamo il mancato arrivo dei 600 euro di marzo per molte Partite Iva, della cassa integrazione dei dipendenti.
Sopportiamo l’appello alle banche quando a fine aprile il Presidente Conte ha detto: “Serve un atto d’amore”. Sopportiamo le denunce degli imprenditori che dicono che le banche non sono disposte a concedere i 25mila euro e le mancate risposte del governo.
Ci facciamo andare bene il decreto aprile che forse verrà approvato a metà maggio.
Abbiamo difficoltà a reperire i fondi necessari, ma pensiamo a dare incentivi per l’acquisto di bici e monopattini. Ma non dobbiamo dare ancora i 600 euro di marzo?
Non mi addentro nei ragionamenti sul Mes, sul Recovery Fund, Sure, Bei. Sembrano più esercizi di economia nel momento in cui l’economia muore.
La gente semplice desidera concetti e parole semplici e comprensibili: ed anche scelte. Non vuole vedere multati i commercianti di Milano perchè chiedono regole nelle riapertura e non vogliono venere due vigili di Torino che multano un barista perche consegna un paio di caffè per strada.
Quante volte è stato detto in televisione. Non si utilizzino i droni per inseguire chi fa footing in riva al mare, utilizziamoli per lo spaccio presente in tutte le città d’Italia, anche in tempo di blocco, come dimostrano le cronache di questi due mesi. E infine le riaperture e le regole. Ci siamo fatti andare bene consulenti, esperti, task force che ci dicono che al mare dobbiamo andare distanziati di 5 metri tra le file di ombrelloni e quattro metri e mezzo tra ombrellone e ombrellone.
Ma mandiamoli a fare i bagnini o i camerieri nei ristoranti questi delle task force almeno capiscono che così sarà ed è impossibile.
Il 18 maggio riapriranno i negozi al dettaglio, ma per bar ristoranti, parrucchieri ed estetiste decideranno le regioni. Il Piemonte ad oggi non sa ancora cosa fare, se consentire la riapertura, farla slittare al 25 oppure lasciarla a giugno come aveva previsto Conte. E le regole, quelle arriveranno. Un po’ dall’Inail e dall’Istituto Superiore di Sanità, un po’ dai gruppi di lavoro delle regioni. Non diciamo poi che occorre sburocratizzare, snellire e rendere tutto più semplice.
Più si va avanti e più sale la gastrite.
Perchè non è come con il calcio che siamo tutti commissari tecnici. Qui non si tratta di essere tutti virologi, tutti esperti e tutti politici. Qui siamo tutti impazienti: è la pazienza che è finita, sperando che non sia finita anche l’economia.
Mag 13 2020
Gli italiani hanno pazienza, troppa pazienza! Abbiamo troppa pazienza!
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