SETTIMO TORINESE – I Finanzieri, quando sono giunti presso la sede della società di Settimo Torinese, hanno trovato segni evidenti di un forte declino: problematiche legate ai pagamenti; magazzino, negozio ed uffici semivuoti; i dipendenti ridotti “al lumicino”, a causa del licenziamento di oltre 60 lavoratori; crollo delle vendite, ed una richiesta di “concordato preventivo”, attraverso il quale l’imprenditore era alla ricerca di un accordo con i creditori per evitare il fallimento.
In un primo momento, i militari del Nucleo Polizia Tributaria Torino hanno qualificato la grave situazione che si presentava dinanzi ai loro occhi come l’ennesimo “frutto amaro” della crisi, che in questi anni ha colpito molte attività imprenditoriali, in Italia ed all’estero.
La successiva ricostruzione della realtà economica ha fatto emergere, però, una situazione completamente diversa: nel periodo precedente la “crisi” aziendale, l’impresa aveva effettuato vendite “in nero” per oltre 24 milioni di euro, con un’evasione di Iva ed imposte sui redditi di oltre 11 milioni.
Di ciò i verificatori delle Fiamme Gialle torinesi hanno trovato traccia a seguito dell’esame, avvenuto “file” per “file”, del contenuto delle memorie dei “computer” in uso alla società, archivi elettronici apparentemente riferibili a statistiche, che invece celavano una vera e propria rendicontazione delle cessioni senza fattura.
Lo stato di dissesto era dunque ben lungi dall’essere l’effetto della crisi, ma solo determinato dal comportamento fraudolento dei 4 “protagonisti” della vicenda, marito e moglie con 2 figlie, i quali, oltre ad evadere le tasse ed omettere il versamento di imposte e contributi, avevano pensato di prendersi gioco dei numerosi creditori e licenziare decine di dipendenti, accampando difficoltà economiche totalmente inventate.
A riprova di tale preordinazione, i Finanzieri hanno rilevato, nel corso dell’intervento ispettivo, la cessione per 75 mila Euro, con uno ribasso pari al 90% del prezzo “di listino” (di € 750.000) di quanto rimaneva del magazzino ad un’altra azienda, da poco costituita e riferibile ad ex dipendenti dell’impresa verificata dalla Guardia di Finanza; dinanzi ai dubbi sollevati dai militari su questa anomala e super scontata cessione, il grossista non ha fatto altro che far “lievitare” improvvisamente il corrispettivo, con l’emissione di una seconda fattura, fino a 450 mila Euro.
Tutto vano. Nei guai, per ora, finisce il capofamiglia, 78enne amministratore della società, ora fallita, originario della provincia di Massa e Carrara, denunciato all’Autorità Giudiziaria di Torino, la quale, su richiesta dei Finanzieri, ha già disposto il sequestro “per equivalente” del suo patrimonio mobiliare ed immobiliare fino a concorrenza delle imposte evase, ammontanti ad oltre 11 milioni di euro.
L’intervento di recupero dell’evasione mediante aggressione patrimoniale è stato eseguito nei giorni scorsi, con il sequestro di depositi titoli, immobili e magazzini, tra cui appartamenti in via Garessio a Torino, depositi commerciali siti in corso Regina Margherita, sempre nel capoluogo piemontese, e conti correnti bancari, con titoli azionari ed obbligazionari, accesi presso istituti di credito di Chivasso. L’attività di apprensione cautelare proseguirà mediante la ricerca delle ulteriori disponibilità, che dovessero emergere nell’ambito della procedura concorsuale in corso nei confronti dell’azienda.
Ago 02 2013
Evasione milionaria scoperta dalla Guardia di Finanza di Torino
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