Crisi Pininfarina, “Regione impegnata per tutela lavoratori”

Crisi Pininfarina, “Regione impegnata per tutela lavoratori”Sono 135 i lavoratori ad alta professionalità della Pininfarina Engineering, oggi in liquidazione, per cui è stata avviata la procedura di licenziamento collettivo in piena seconda ondata di pandemia da coronavirus. Una decisione comunicata soltanto a novembre scorso dalla multinazionale indiana Mahindra, proprietaria del ramo d’azienda dal 2018. Proprio sul futuro dei dipendenti specializzati della ex Pininfarina, il consigliere Luv Marco Grimaldi ha interrogato, nell’ambito dei question time, l’assessore regionale al Lavoro, Elena Chiorino.
“Le intenzioni dichiarate dalla Giunta e dall’assessorato sono state dimostrate con i fatti. Il ruolo della Regione fino a oggi è stato tutt’altro che marginale – ha precisato l’assessore Chiorino – la crisi aziendale prevedeva, inizialmente, garanzie lavorative solo per 50 dei 135 dipendenti con alte professionalità oggetto di licenziamento. Grazie al nostro intervento siamo oggi arrivati alla tutela di 70. Da quasi 45 giorni è in corso il confronto sindacale e, sebbene le procedure tradizionali prevedano che l’amministrazione regionale si inserisca come interlocutore una volta terminato questo periodo di trattativa tra le parti, la Regione, vista la delicatezza della situazione e il numero di lavoratori a rischio, ho deciso comunque di convocare un terzo tavolo regionale per il 15 dicembre”. Questo nel tentativo di trovare un equilibrio tra le parti. “Qualunque tipo di accordo sia poi raggiunto, sperando ovviamente in un ritiro della procedura di licenziamento – ha concluso l’assessore – la Regione intende lavorare a misure cautelative da mettere in atto per tutte le aziende piemontesi e marchi storici oggetto, in futuro, di acquisizioni che spesso si rivelano poi essere bieche azioni di desertificazione del tessuto socioeconomico”.
“La verità – ha ribadito il consigliere Grimaldi – è che la proposta di accordo di ‘accompagnamento al licenziamento’ presentata dall’azienda è irricevibile e il ritiro della procedura di liquidazione e la retrocessione del ramo d’azienda sono le uniche soluzioni possibili: stiamo infatti parlando di un’azienda che sta continuando a lavorare con 54 lavoratori in distacco e utilizzando lavoratori dipendenti di altre società. Perché licenziare quelli che ha in casa?”
“Il punto vero – prosegue – è che alla nostra Regione e alla città di Torino manca un tavolo di crisi che discuta e attivi quelle politiche industriali utili a contrastare la crisi dell’automotive nel nostro territorio e che difenda l’occupazione e la dignità dei lavoratori. Per questo motivo credo che il ruolo della Regione non debba limitarsi a quello di un notaio delle crisi: occorre molta più intraprendenza”.

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