Compravendite gonfiate per evadere il fisco: nuovamente arrestati

TORINO – Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Torino ha dato esecuzione ad un provvedimento di custodia cautelare disposto dal Tribunale nei confronti di Claudio Gabriele Belforte e Guido Callegaro, a seguito di episodi di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale commessi come amministratori di fatto di 9 società, dichiarate fallite nel 2012. La misura restrittiva è stata notificata ai due destinatari, uno già agli arresti domiciliari, l’altro detenuto in carcere.  
La vicenda rappresenta l’ulteriore sviluppo dell’operazione condotta dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria e coordinata dalla Procura di Torino – pool “Penale dell’economia” – che consentì di sgominare nel novembre 2011 un sodalizio dedito alla realizzazione di spregiudicate operazioni immobiliari e societarie. Vennero eseguiti 12 arresti, sequestrati beni per oltre 10 milioni di euro, individuate gravi responsabilità penali per reati tributari e fallimentari nei confronti di 17 soggetti, poi tutti rinviati a giudizio, con il coinvolgimento di 54 società, molte delle quali sono successivamente fallite.
Venne ricostruito dai Finanzieri un giro di false fatturazioni per oltre 100 milioni di euro, con cui erano stati occultati al fisco redditi per 27 milioni di euro ed evasa l’Iva per 15 milioni. Il tutto era risultato funzionale anche all’ottenimento di finanziamenti da banche e società di leasing, in parte intascati e monetizzati dai membri dell’organizzazione.
Lo scorso febbraio, il Tribunale aveva emesso una sentenza di condanna (pene da un minimo di 8 anni e nove mesi ad un massimo di 14 anni e nove mesi di reclusione) e disposto la confisca di beni e disponibilità finanziarie (per oltre 5 milioni di euro) nei confronti di due imprenditori immobiliari, nonché del commercialista Stefano Cardarelli, accusati di far parte di un’associazione a delinquere responsabile di frode fiscale milionaria e di numerose bancarotte.
Il sodalizio, con a capo Belforte e Callegaro, aveva creato un sistema fraudolento basato sull’utilizzo di società  “cartiere”, di persone fisiche con il ruolo di “teste di legno”, nonché di perizie atte a gonfiare il valore degli immobili oggetto delle transazioni.
Nei confronti degli altri coimputati (i “prestanome” e gli altri fiancheggiatori) continua il processo davanti al Tribunale di Torino. In questa fase si conoscerà anche la sorte dei restanti beni sequestrati che, in ipotesi di condanna definitiva, saranno destinati ad alimentare, nel caso delle disponibilità finanziarie, il Fondo Unico per la Giustizia, mentre i beni immobili potranno essere destinati a finalità di pubblico interesse dall’Agenzia del Demanio.

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