Detto del piano non resta che verificarne la sua efficacia sul territorio.
Ed allora usiamo alcune cartine al tornasole evidenti. Intanto chi ha partecipato alla presentazione dello stesso piano. Molti amministratori ed esponenti della società civile, riuniti al Bioindustry Park del Canavese.
Ma quanti amministratori? Pochi per tutte le forze che il piano dice di avere coinvolto.
Alla presentazione di lunedì pomeriggio erano assenti moltissimi Sindaci, o comunque amministrazioni del Canavese. C’erano, per dire le maggiori, Ivrea, Strambino, Caluso, Castellamonte, Cuorgnè, San Giorgio. Ma erano evidentissime alcune assenze: Rivarolo innanzi tutto e poi Chivasso, ma c’era da aspettarselo dopo che una delle riunioni preparatorie della Cabina di Regia era stata convocata a Caluso e non a Chivasso.
E poi la montagna, dov’era? Al di là della presenza del Presidente della Comuinità Montana Valchiusella, nessun altro esponente. Se la partecipazione di lunedì aveva un significato istituzionale, e secondo noi l’aveva, il risultato è stato deludente.
D’altronde la montagna non sembra avere grande parte all’interno del piano strategico, se non per il doveroso inserimento del Parco Nazionale del Gran Paradiso all’interno del cosidetto piano tematico del turismo.
Ma se la montagna non compare a sufficienza, che lezione hanno dato i movimenti nati tra i cittadini, ed appoggiati anche da alcuni amministratori locali, per chiedere l’annessione alla Valle d’Aosta? Sembrerebbe una lezione di poco conto. Se attenzione alla montagna veniva chiesta, attenzione non è stata data.
D’altro canto, al di là della adesione e della condivisione di facciata, se si parla a quattr’occhi con diversi amministratori c’è molto scetticismo circa la realizzazione futura del piano.
«Il piano detta le linee di sviluppo» dice Saitta: ma intanto sul fronte dell’industria, parte vitale del nostro Canavese, al di là del turismo, della cultura immateriale, dell’innovazione tecnologica, ci sono i problemi, che in questi mesi si chiamano Vodafone, con la vendita a Comdata ed un futuro che potrebbe essere di disimpegno dalla città di Ivrea, ed Eaton che trasferisce da Rivarolo a Torino il proprio quartier generale, la propria mente. Ed allora quando si parla del Canavese che non può non essere disgiunto turisticamente da Torino, viene anche da pensare che il capoluogo, da un punto di vista industriale sta giocando un ruolo importante, diremmo di attrazione. Quello stesso ruolo che invece il piano disegna per il Canavese.
Ma per essere attrattivi occorre avere le carte in regola. Innanzi tutto un territorio forte e ben servito. Vogliamo parlare di viabilità? Tutto non si risolve, come prefigura il piano, sul cosidetto “completamento della ex statale 460 e dei collegamenti tra i fondo valle e l’Eporediese nell’ottica della Pedemontana”. Perché un conto è scriverlo sulla carta, un altro è progettare, reperire le risorse finanziare, appaltare le opere ed eseguirle.
Il piano strategico vuole fotografare la situazione ed indicare una o meglio più linee guida. Ma tra ciò che è stato delineato e l’applicazione pratica delle linee guida c’è forse ancora troppa differenza.
Se ci sono voluti 32 mesi per passare dalla teoria degli “Stati Generali” alla teoria del “Piano Strategico”, quanto tempo deve passare per mettere in pratica queste benedette linee guida.
Certo, ammesso che le linee indicate siano anche, per il futuro, quelle indovinate.
Mario Damasio