Trema il Canavese politico

Tra le accuse c’è anche l’art 416ter del Codice Penale: voto di scambio

Un’inchiesta che fa tremare il Canavese.
Ci sono anche Nevio Coral, già sindaco di Leinì e suocero dell’Assessore regionale alla Sanità Caterina Ferrero, e Nino Battaglia, attuale segretario comunale di Rivarolo e di altri piccoli comuni del Canavese, tra gli arrestati nell’ambito della maxi-inchiesta sulla ‘ndrangheta che ha visto l’arresto di151 persone, residenti nelle province di Torino, Milano, Modena e Reggio Calabria. E sono trenta le persone arrestate dal Comando Compagnia di Ivrea e che vivevano in Canavese.
Un’operazione complessa che nel territorio canavesano e riuscita a dare un duro colpo alle ‘ndrine di San Giusto Canavese, Cuorgnè, Volpiano e Chivasso.
E gravissime sono le imputazioni contenute negli articoli 416 del Codice Penale a cui fanno riferimento le ordinanze. Non solamente detenzione e porto abusivo di armi, favoreggiamento di latitanti, traffico di droga, truffa, false fatturazioni, ma anche “voto di scambio”. Per questo per tutta la giornata di ieri si sono inseguite voci sul coinvolgimento di alcuni amministratori e politici locali che sarebbero stati al centro degli interessi e delle “preferenze” della ‘ndrangheta. Voci che per il momento sono state smentite dagli inquirenti. Per il momento perché l’indagine, aperta anni fa, potrebbe avere nuovi sviluppi nelle prossime settimane.
Nell’ordinanza di custodia cautelare del Gip si parla esplicitamente di voto di scambio e di pacchetti di voti per le elezioni comunali, provinciali ed europee.
“C’è un dato oggettivo – ha detto il Procuratore Caselli – ed è la sistematicità del rapporto tra potere politico e organizzazione mafiosa. Il voto di scambio avveniva a qualsiasi livello. Si tratta di episodi singoli, purtroppo numerosi, di politici che intrattengono rapporti con l’ambiente mafioso. Questi vanno al di là degli schieramenti politici: ne abbiamo accertati di orientamenti opposti. Gli affiliati sono convinti che una persona appoggiata sappia dimostrare devozione. Gli accertamenti sono ancora all’inizio.»
Non manca agli inquirenti il materiale: intercettazioni telefoniche, intercettazioni ambientali, fotografie, che ritraggono questo o quel candidato a colloquio in un locale pubblico in odore di ‘ndrangheta. Nel corso della conferenza stampa presso il Comando Provinciale dell’Arma dei Carabinieri alcuni di questi locali sono stati segnalati chiaramente. A San Giusto, a Cuorgnè, a Leinì, Volpiano e Chivasso.
Nomi ne sono girati parecchi nella giornata di ieri: primo tra tuttui quello di Claudia Porchietto, che già a metà mattina inviava alle redazioni dei giornali il comunicato che riportiamo integralmente.
Ed è stato facile, poi, immaginare anche il coinvolgimento di Fabrizio Bertot, Sindaco di Rivarolo, visto l’arresto del suo Segretario Comunale.
Interpellato per telefono circa una sua presenza in un bar frequentato dagli ‘ndranghetisti ha detto di ricordare quell’incontro fatto in campagna elettorale: «Ho solamente conosciuto alcune persone, punto.» Si è poi fatto il nome del Sindaco di Castellamonte, Paolo Mascheroni, per le elezioni amministrative nel suo comune, nel 2007. Lo stesso primo cittadino ha affermato di non essere a conoscenza di nulla e di non essere stato interpellato, circa questa inchiesta da nessuno.
Per quanto riguarda Nevio Coral è stato altrettanto facile associare il suo nome a quello della nuova Caterina Ferrero, da diversi anni al centro della politica regionale ed attualmente coinvolta all’interno della indagine sulla sanità piemontese. Ricevuto un avviso di garanzia per turbativa d’asta, ha dato le dimissioni nei giorni scorsi.
Tutto ancora da dimostrare, ma resta quel 416ter del Codice Penale.

Mario Damasio

 

Permalink link a questo articolo: https://www.damasio.it/5-anni-di-gazzetta/trema-il-canavese-politico/6458