BOLLENGO – L’accorpamento delle nuove province ed il percorso associativo che i comuni con popolazione sotto i 5mila abitanti dovranno affrontare in seguito alle novità introdotte dal decreto legge 95/12 sulla “spending review”, sono stati al centro di un incontro che si è tenuto giovedì 2 agosto a Bollengo, voluto dallo stesso Sindaco di Bollengo Luigi Ricca. «Poiché il riassetto istituzionale inciderà in modo importante anche sul futuro dei Comuni e sulla gestione delle funzioni di area vasta – ha commentato Ricca – intendo raccogliere, al fine di esprimere in sede di CAL (Consiglio Autonomie Locali), un parere dei Sindaci che sia espressione del sentire del territorio.»
Introdotto nel 2011, il CAL rappresenta una sorta di “parlamentino” a cui i rappresentanti di Comuni e Province possono partecipare esprimendo il proprio parere in relazione ai provvedimenti legislativi che la Regione deve assumere; sostituisce, di fatto, la conferenza Regione/Autonomie Locali, fa riferimento alle quattro associazioni esistenti in Piemonte rappresentative degli enti locali (Anpci, Anci, Lega Autonomie, Unione Province) e in tempi brevi dovrà esprimersi in base alle recenti decisioni del Consiglio dei Ministri, in merito all’accorpamento delle nuove Province, che il Governo, sentiti i Presidenti di Regione, dovrà ratificare. Per quanto riguarda la Provincia di Torino, sarà sostituita dalla Città Metropolitana di Torino, con nuove funzioni rispetto a quelle attualmente esercitate. A descrivere le diverse situazioni che andranno a toccare gli enti locali, il dottor Matteo Barbero. All’attenzione dei Sindaci: l’art. 17 (riordino delle Province); art. 18 (istituzione città metropolitane); art. 16 (tagli e patto di stabilità); art. 19 (funzioni fondamentali comuni e obbligo di gestione associata per quelli di piccole dimensioni). Uno sguardo, dunque, alla definizione dei requisiti minimi sulla base dei quali si procederà al riordino delle province. «Le province che sopravviveranno – ha spiegato Barbero – non potranno avere meno di 2500 kmq di superficie e una popolazione residente non inferiore ai 350mila abitanti (Torino, Cuneo ed Alessandria sono le uniche ad avere tutti i requisiti). La deliberazione del Consiglio dei Ministri ha anche precisato che il riordino delle provincie non può comportare accorpamento delle province da sopprimere (accorpare o riordinare), con quelle che sono destinate a diventare città metropolitane, ma nella conversione del decreto 95 “spending review” è stato introdotto il ‘comma 2’ in cui si dice che il territorio delle città metropolitane coincide con quello della provincia che viene soppressa, fermo restando il potere dei comuni interessati di deliberare, con un atto del Consiglio, o l’adesione alla città metropolitana, di quelli che non ne fanno parte, oppure l’adesione ad una provincia limitrofa di quelli che ne fanno parte e vogliono staccarsi.» La tempistica del percorso di riordino prevede il coinvolgimento dei Cal entro 70 giorni dalla data del 20 luglio, momento in cui è stata adottata la deliberazione del Consiglio dei Ministri. L’ipotesi di riordino andrà trasmessa alle Regioni che avranno 20 giorni di tempo (entro ottobre), per formulare la proposta vera e propria di riordino al Governo. Entro 60 giorni dal momento in cui il decreto diventerà legge il Governo adotterà un “atto legislativo di iniziativa governativa” per il riordino sulla base delle proposte formulate dalle Regioni a partire dalle ipotesi elaborate dai Cal. Nel testo uscito dal Parlamento si precisa che, completato il riordino, il capoluogo di provincia sarà il capoluogo già comune di provincia che avrà la maggiore popolazione residente, salvo diversi accordi fra comuni capoluogo di provincia, e si vedrà con quali modalità «Le province che sopravviveranno – ha continuato Barbero – conserveranno poche funzioni: compiti di indirizzo e coordinamento delle attività dei Comuni, pianificazione territoriale di area vasta, competenze in materia ambiente e pianificazione del trasporto, programmazione della rete scolastica, e gestione edilizia scolastica. Tutte le altre funzioni passeranno ai comuni. Ancora da chiarire il destino delle funzioni che le province esercitano su materie di competenza delle regioni e spesso su delega delle regioni stesse.» Le Città metropolitane avranno funzioni più ampie delle Province, da cui ereditano beni e risorse. Saranno composte da un Consiglio metropolitano (di cui faranno parte soggetti eletti con un procedimento di secondo grado quindi fra i sindaci e i consiglieri comunali dei comuni compresi nel territorio della città metropolitana) e da un Sindaco metropolitano che si prevede possa essere scelto con tre modalità: può essere di diritto il Sindaco del Comune capoluogo, può essere eletto con le nuove modalità previste per l’elezione del presidente della provincia (cioè elezione diretta fra amministratori) oppure può essere eletto a suffragio universale e diretto. Le città metropolitane saranno rette inizialmente da uno Statuto provvisorio, che diventerà definitivo approvato a maggioranza assoluta dal Consiglio metropolitano, previo parere dei Comuni. I tagli si cumulano a quelli previsti dalle precedenti manovre.
Si aprono dunque scenari diversi con una destrutturazione delle entità fino ad oggi maggiormente familiari.
Accorpamenti che possono portare a dei veri e propri cambiamenti. Se Vercelli e Biella si unissero fra loro, risponderebbero ai due requisiti richiesti in termini di kmq e popolazione, mentre Novara ed il Verbano Cusio Ossola, non raggiungendo i kmq richiesti dovrebbero guardarsi altrove. E l’idea che Ivrea possa guardare a Biella piuttosto che a Torino potrebbe non essere un azzardo. «Occorre ragionare realisticamente – ha sottolineato Ricca – e capire l’evoluzione che creerà meno danni. Credo sia intenzione del nostro territorio mantenere forte il rapporto con Torino, anche ragionando in termini di globalizzazione che porta a pensare che sia importante mantenere rapporti con l’elemento trainante che è il capoluogo.» A prendere per primo la parola il Sindaco di Strambino Savino Beiletti che ha sottolineato l’importanza per il territorio di essere ben rappresentato e la preoccupazione grande, al contrario, è quella di essere messi ai margini, insomma di non avere “voce in capitolo”. La necessità quindi di costituire attraverso una convenzione di più comuni, qualora fosse possibile, una “Unione Canavese” che possa avere una rappresentanza forte. «Non so come Fassino – ha concluso Ricca – possa occuparsi anche dei trasporti della Valchiusella e quant’altro. Le persone che costituiranno il Consiglio Metropolitano, ed hanno già un ruolo ad alto livello, come potranno affrontare tutto ciò che ci interessa maggiormente da vicino.” Parola chiave, dunque, raccordarsi come territorio, indipendentemente dal colore politico della Città metropolitana. Le preoccupazioni sono tante.
Ago 03 2012
Il Canavese con Torino o con Biella e Vercelli? (Guarda il video)
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