Stanno attendendo solo che la temperatura si addolcisca ancora un po’ e che, magari, una pioggerellina li induca a lasciare i luoghi di svernamento e a mettersi in cammino verso quelli di riproduzione: sono i rospi, che ogni anno rischiano di finire schiacciati dalle auto mentre attraversano le strade provinciali delle zone rurali per raggiungere le zone umide in cui, a fine inverno e alle porte della primavera, le femmine depongono le uova. Quest’anno, grazie alle temperature miti dei primi giorni di febbraio accompagnate da abbondanti precipitazioni, si è assistito, in alcuni siti, ad un iniziale movimento di pochi esemplari, che si è però bruscamente fermato a causa del drastico calo delle temperature verificatosi nel secondo fine settimana del mese.
Ormai da 11 anni, la Funzione specializzata Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino affronta con successo quella che si può considerare come una vera e propria emergenza faunistica: la strage di cui rischiano di essere vittime migliaia di rospi.
“Gli interventi realizzati dalla Funzione specializzata Tutela Fauna e Flora per salvaguardare i rospi variano a seconda delle zone, delle caratteristiche degli ostacoli e dei pericoli a cui gli anfibi vanno incontro – spiega Barbara Azzarà, Consigliera metropolitana delegata alla Tutela della fauna e della flora – Sulle strade intensamente trafficate e con spazi di manovra ristretti, l’unica azione possibile è la sistemazione di cartelli che segnalano agli automobilisti la presenza dei rospi, invitandoli a moderare la velocità. In luoghi meno pericolosi per gli operatori, vengono collocate reti, la cui funzione originaria era di indirizzare i rospi verso sottopassi, già esistenti o creati ad hoc”. L’esperienza degli ultimi anni ha insegnato al personale di vigilanza faunistico-ambientale della Città Metropolitana che, in molti casi i “rospodotti” sono poco attraenti per gli anfibi, a causa del loro diametro insufficiente, della difficoltà di convogliarli al loro interno e della loro riluttanza a imboccarli. Dove vi sono sottopassi stradali di ampie dimensioni adibiti allo scolo o alla raccolta delle acque piovane, si è notato che i passaggi vengono effettivamente utilizzati. “Infatti, – aggiunge la Consigliera Azzarà – dove i rospodotti non svolgono appieno la loro funzione, tocca agli operatori spostare manualmente gli animali da un lato all’altro della strada. L’operazione è comunque agevolata dalla presenza delle reti”.
Negli anni, i siti di intervento sono cambiati. Il numero di animali è calato in maniera drastica a San Giorio di Susa e a Rivarossa, dove la migrazione non ha quasi più luogo. In altre località si registra una maggior attenzione dei cittadini verso la tutela dei rospi: ad esempio nella zona collinare di Torino.
I siti “storici” in cui la Città metropolitana interviene e collabora alle operazioni di salvaguardia da un decennio sono ancora attivi, grazie al contributo di numerosi volontari. Ad esempio, nel lago Gurzia, che appartiene ai territori dei Comuni di Vistrorio e Vidracco, convergono migliaia di anfibi provenienti dalle vicine colline.Per la loro tutela si attivano i volontari del Circolo Chiusella Vivo, il Comune di Vidracco, le guardie venatorie volontarie e privati cittadini. A Pertusio un gruppo di volontari sposta e salva ogni anno mille e più esemplari, mentre a Rosta operatori istituzionali, coadiuvati da cittadini, soccorrono centinaia di esemplari su un tratto stradale che, a causa di un traffico intenso e veloce, causa una mortalità molto elevata. Il successo delle operazioni e della riproduzione dei rospi dipende, come detto, dalle condizioni climatiche. Quello che è certo è che si è fatta strada tra i cittadini la consapevolezza dell’importante ruolo di una specie che è una vera e propria “sentinella vivente” dello stato di salute degli ambienti e contribuisce al mantenimento degli equilibri ecologici e al contenimento delle popolazioni di insetti nocivi per le colture agricole.
Feb 21 2021
Riparte la campagna di salvaguardia dei rospi
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