TORINO – Si è svolta nel pomeriggio in alcune aree verdi della Città di Torino l’esercitazione dell’unità cinofila antiveleno del Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino, messa in campo a seguito delle segnalazioni di “polpette avvelenate” giunte alla Polizia Municipale del capoluogo. L’unità cinofila antiveleno è composta dall’istruttore direttivo di vigilanza Carlo Geymonat e dal cane pastore australiano Myrtille, di cui Geymonat è conduttore e proprietario. L’attività dell’unità cinofila antiveleno si svolge in collaborazione con il Gruppo Cinofilo Antiveleno regionale. L’esercitazione serve a testare la capacità del cane di riconoscere con il suo fiuto molto sensibile eventuali bocconi avvelenati.
Myrtille ha tre anni e mezzo e il suo lavoro quotidiano al fianco di Carlo Geymonat è quello di rintracciare esche avvelenate o contenenti materiale tagliente, come chiodi o vetro, che molto spesso vengono seminate tra i boschi per contrastare, in modo del tutto illegale, la presenza dei lupi o di altri canidi predatori. Ha già all’attivo molte attività sul campo, nei comuni di Sauze d’Oulx e Bardonecchia, dove ha dato prova della sua abilità e soprattutto dell’importante rapporto creato con il suo padrone. “É un rapporto molto importante quello tra uomo e cane, – racconta Carlo Geymonat – perché è quello che ha reso possibile addestrarla nel modo più corretto e che le permette di svolgere la sua attività proprio come se fosse un gioco, anche durante le azioni preventive che svolgiamo su tutto il territorio provinciale”.
Myrtille è stata addestrata per circa un anno e mezzo in un centro specializzato piemontese, dove il meccanismo gioco-premio è stato alla base della formazione in vista dell’inserimento nell’attività di prevenzione antiveleno della Città Metropolitana.
Il ritrovamento di esche sospette va segnalato per le verifiche del caso alle forze di Poliziacompetenti per territorio o alla Città Metropolitana di Torino-Servizio Tutela della Fauna e della Flora, corso Inghilterra 7, Torino, telefono 011-8616987-8616982.
d assistere ad alcune fasi dell’esercitazione c’era Barbara Azzarà, Consigliera metropolitana delegata alla tutela della fauna e della flora. “Oltre ad essere un metodo molto scorretto di soluzione di un eventuale problema di convivenza tra animali e uomo, l’abbandono di esche e bocconi avvelenati è un reato. – ha sottolineato la Consigliera Azzarà – Il veleno sparso per eliminare animali indesiderati è un pericolo per gli altri animali, ma può anche entrare nella catena alimentare, con conseguenze gravissime”. Un’Ordinanza del Ministero della Salute del 13 giugno 2016 detta infatti “Norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati” e prevede che il proprietario o il responsabile dell’animale deceduto a causa di esche o bocconi avvelenati o che abbia manifestato una sintomatologia riferibile ad avvelenamento deve segnalare l’episodio ad un medico veterinario. Una volta emessa la diagnosi di sospetto avvelenamento il veterinario deve darne immediata comunicazione al Sindaco del Comune in cui l’episodio di presunto avvelenamento è avvenuto, al Servizio Veterinario dell’Asl e all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale competenti per territorio.