TORINO – Con la Messa nel Duomo di San Giovanni, a Torino, è iniziata ufficialmente l’Ostensione 2015 della Sindone. A presiedere la celebrazione l’Arcivescovo di Torino, Monsignor Cesare Nosiglia. Hanno concelebrato la Messa tutti i vescovi del Piemonte, tra cui il Cardinale Severino Poletto, Arcivescovo emerito di Torino. Il lenzuolo che secondo la tradizione ha avvolto il corpo di Gesù nel sepolcro è stato svelato ai fedeli al momento dell’atto penitenziario.
L’omelia dell’Arcivescovo di Torino
Il Vangelo della terza domenica di Pasqua (Lc 24,35-48) ci introduce all’ostensione della Sindone che da oggi svela la sua realtà agli occhi e al cuore di tanti pellegrini che si accosteranno con devozione e amore a questo sacro Telo fino al 24 giugno. I discepoli del Signore, che appaiono dubbiosi, stupiti e spaventati di fronte alla vista di Gesù risorto e pensano di vedere un fantasma, sono lo specchio di tanti che, in questi tempi travagliati e complessi, non hanno più occhi per vedere e riconoscere davanti a sé il Signore risorto, fonte prima di speranza e di forza per affrontare serenamente e con coraggio il cammino della vita e i problemi che via via si presentano, sia sul piano della fede che della famiglia, del lavoro e della vita sociale.
In questi mesi, ci metteremo in cammino per compiere quel percorso di preghiera e di fede che ci condurrà a sostare davanti alla Sindone, per vedere con gli occhi – ma sopratutto con il cuore – i segni della Passione e morte del Signore che questo sacro Telo contiene in modo così mirabile e pienamente rispondente a quanto i Vangeli ci hanno trasmesso. Fissiamo questo commovente “specchio del Vangelo” come lo definì San Giovanni Paolo Secondo, con l’intensa meraviglia di chi si accosta alla prova dell’Amore più grande, rivelato da questa immagine, tanto unica da differenziarsi da mille altre, prodotte da mano d’uomo secondo canoni noti della tradizione della pietà e dell’arte.
Poniamoci sulla scia di generazioni di pellegrini che hanno compiuto il nostro stesso percorso per incontrare la Sindone e ci farà bene sentirci gocce nel fiume, che scorre nei secoli, di un’umanità bisognosa di Dio, del suo affetto misericordioso, della sua comprensione amorosa e solidale, e sentirci amati ognuno di amore di predilezione, accolti in un abbraccio affettuoso, che ci rincuora e ci unisce. Allora,con papa Francesco comprenderemo che non siamo noi che guardiamo quel Volto, ma ci sentiremo guardati e invitati a non passare oltre, con superficialità, a tanta sofferenza attorno a noi e nel mondo. È la prova più toccante che Lui, il nostro Signore e Redentore, non ha voluto passare oltre la nostra miseria, ha invece condiviso ogni nostra sofferenza. Da quest’intensa esperienza di amore egli ci invita a uscire – fuori dell’accampamento, fuori delle nostre pigre sicurezze – per andare ad annunciarlo a un mondo che ha bisogno di lui senza rendersene conto.
Quanti doni sentiamo di voler chiedere davanti al sepolcro di Gesù, giunti a questo punto della nostra vita! La Sindone è ricordo della bontà di Dio manifestata nella nostra esistenza in tanti momenti a volte anche di prove che ognuno ha passato e in cui abbiamo sperimentato la sua vicinanza di Padre; al contempo è ricordo anche del dolore che abbiamo procurato al Figlio con le cattive scelte operate lungo il cammino. Sale spontanea dal cuore, davanti alla Sindone, la preghiera di ringraziamento per quanto di positivo c’è stato nel nostro passato e la preghiera di impetrazione perché non restiamo mai sopraffatti dal peso degli errori commessi. La sua misericordia è molto superiore alla nostra indegnità.
Ma ecco, subito lo sguardo si allarga al di là della nostra cerchia personale, se appena proviamo a entrare nelle prospettive del nostro Redentore e a prendere consapevolezza dei bisogni e delle sofferenze di ogni genere che travagliano l’umanità nel nostro tempo. Il piano di Dio, creatore e padre, che ha affidato all’uomo la cura del creato, dotandolo di ricchezze di ogni genere, è contrastato da un egoismo che crea disuguaglianza e disperazione in chi è debole, indifeso, sofferente. Lo sguardo rivolto alla Sindone incontra la mite presenza della carità totale, dimentica di sé, misericordiosa. E questo rappresenta per noi un continuo invito a farci solidali con la sorte di quanti sentono venir meno forze fisiche e morali e sentono salire intorno a sé il freddo dell’abbandono e nel loro cuore, della disperazione. Invito a non lasciarci mai abbattere dal male ma a vincerlo con il bene, a non arretrare mai di fronte alla violenza contro gli innocenti, dall’impegno di riconciliazione e di pace, fondati sulla giustizia e sulla verità dell’amore.
L’esperienza del pellegrinaggio alla Sindone,e la vista di quella povertà assoluta del Crocifisso abbandonato nel sepolcro ci arricchirà in una misura che non ci sarà tolta, se ci lasceremo conquistare dall’amore che essa attesta e comunica. E l’amore non passa, perche’ l’amore è Dio che “non ha risparmiato suo Figlio” e ci vuole donare ogni cosa con lui.(cfr Rm 8,32).
«Di questo voi siete testimoni» ci dice Gesu’ (Lc 24,48): l’annuncio pasquale risuoni nei nostri cuori nel contemplare la Sindone, che ci conduce per mano dal Venerdì Santo alla Risurrezione, per rivelarci quanto l’Amore più grande ha vinto la morte e dona la vita. Di questo annuncio siamo chiamati ad essere testimoni ogni giorno, mediante i segni di quella carità che suscita speranza nel cuore dei poveri e di chiunque l’accoglie con fede.
+Cesare Nosiglia
Arcivescovo di Torino
Custode della Sindone