IVREA – Un ampio numero di imprenditori canavesani ha incontrato il Presidente nazionale della Piccola Industria di Confindustria, Alberto Baban, in occasione del convegno “Canavese fabbrica del futuro: guardare al mondo”. Un incontro che, come ha spiegato Gisella Milani, Presidente del Comitato Piccola Industria di Confindustria Canavese, organizzatore dell’incontro, “si inserisce in un ampio progetto costituito da molteplici iniziative aventi tutte l’obiettivo di stimolare le imprese canavesane ad aprirsi al cambiamento e ad affrontare le quattro leve fondamentali per lo sviluppo di un’azienda: innovazione, internazionalizzazione, finanza e reti d’impresa”.
Tema centrale dell’incontro è stata l’internazionalizzazione. Fabrizio Gea, presidente di Confindustria Canavese, ha messo in evidenza il fatto che le imprese che lavorano sui mercati stranieri hanno risentito meno della congiuntura negativa rispetto alle aziende che lavorano soltanto in Italia. “L’internazionalizzazione per un’azienda diventa quindi un bisogno, non una scelta”, ha dichiarato Gea.
Alberto Baban, nel corso del suo stimolante intervento, ha spiegato che il gap competitivo dell’Italia rispetto agli altri Paesi europei è di circa il 30% e tale gap dipende essenzialmente dall’inefficienza dello Stato. “Sono più stupito di quante aziende siano ancora attive di quante siano scomparse” ha commentato il Presidente della Piccola Industria. “Perché – ha spiegato – fare impresa in Italia è molto più difficile che negli altri Paesi a causa di una tassazione smisurata, di un costo del lavoro elevato e di un eccessivo prezzo dell’energia. Se non esistessero questi tre ostacoli l’Italia sarebbe ai primi posti per capacità di competere”. Baban ha dichiarato che le imprese italiane hanno una grandissima attitudine a innovare e questo è l’elemento che le distingue dalle altre imprese, insieme a un grande senso per l’estetica. Secondo il Presidente indispensabile per un’azienda che vuole lavorare anche con l’estero è la capacità di presentarsi: l’immagine è fondamentale per essere convincenti perché la qualità la possono fare tutti.
Estremamente interessante la tavola rotonda dal titolo “Si può fare, noi l’abbiamo fatto” alla quale hanno partecipato quattro imprenditori canavesani che, moderati da Fabrizio Conicella (Bioindustry Park “Silvano Fumero”) hanno raccontato lo sviluppo internazionale delle loro aziende, le scelte adottate, i successi ottenuti e i problemi incontrati. Secondo Barbara Duvall (S.E.I.C.A. SpA di Strambino) “è importante per un’azienda che vuole approcciare mercati esteri utilizzare fonti di vario tipo (clienti, fornitori, concorrenti) per acquisire informazioni sull’andamento del mercato di un determinato prodotto o per ottenere idee e stimoli per innovare e migliorare costantemente”. Luigi Alaria (Pegasus Srl di Favria), ha sottolineato il fatto che “le imprese italiane si distinguono da tutte le altre imprese di oltreconfine per l’immensa capacità di espressione che rende i prodotti italiani totalmente distinguibili, una caratteristica che costituisce una grande ricchezza per le nostre aziende”. Giuliano De Marco (Tecnau Srl di Ivrea) ha spiegato quanto sia fondamentale “una innovazione costante e continua per passare da un mercato all’altro con grande dinamismo imprenditoriale” mentre Gianni Sella (C.E.F.I. Srl di Castellamonte) ha rimarcato il fatto che “se un’azienda vuole restare competitiva nel mercato globale deve impegnarsi ogni giorno per essere sempre tecnologicamente all’avanguardia facendo ricerca ed evolvendo nei propri prodotti”.
L’incontro si è concluso con la testimonianza di due aziende straniere che hanno scelto di operare in Canavese. Enrico De Maria (Advanced Accelerator Applications Italy Srl di Colleretto Giacosa) e Laura Guttero (Isis Papyrus Italy Srl di Ivrea), partendo dalle esperienze delle proprie imprese, hanno raccontato quanto siano state fondamentali alcune particolarità di cui è dotato il Canavese per convincerle a insediarsi qui invece che altrove. Nel caso della Advanced Accelerator Applications, azienda francese ma insediata in numerosi Paesi, il Bioindustry Park rispondeva perfettamente ad alcune specifiche esigenze legate alla produzione e distribuzione dei loro prodotti, mentre nel caso dell’austriaca Isis Papyrus la presenza di un ampio bacino di programmatori da cui attingere, provenienti dalla esperienza Olivetti, ha fatto decidere all’azienda di insediare una delle proprie sedi a Ivrea.
In conclusione, tutti sono concordi nel dire che il Canavese dispone di una immensa capacità produttiva inutilizzata e che tale potenzialità necessità di essere liberata. Per riuscire a fare la differenza è necessario fare scattare un cambiamento nel modo di pensare e di lavorare e, soprattutto nel nostro territorio, dove le imprese sono in prevalenza di piccole dimensioni, servono efficaci azioni di aggregazione e di sinergia tra aziende che consentano di creare opportunità, anche all’estero.
Ott 15 2014
Il Canavese, “fabbrica del futuro”, deve guardare al mondo
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