Condividere capacità e bisogni della popolazione anziana: una indagine del Cissac

CALUSO – E’ a ridosso delle elezioni amministrative che, giovedì scorso, si è svolta a Caluso la conferenza stampa di presentazione dell’indagine, a cura del Cissac, “Condividiamo capacità e bisogni” rivolta ai cittadini ultra sessantacinquenni residenti o domiciliati sul territorio del Consorzio Intercomunale Servizi Socio-Assistenziali Caluso. “Uno strumento di analisi – ha sottolineato il Presidente Elio Lepore – da mettere a disposizioni delle amministrazioni. Il “sociale” infatti non si ferma rispetto al voto”. L’indagine individuata all’interno del Tavolo Anziani, nell’ambito del Piano di Zona 2012-2013, ha visto la collaborazione delle diverse realtà operanti sul territorio: le organizzazioni sindacali Spi-Cgil, Fnp Cisl, Uil Pensionati, l’Associazione Ancora, la Banca del Tempo “La Meridiana e la Cooperativa Promos. Suddiviso in sezioni (informazioni generali, la vita in casa, muoversi sul territorio, la vita fuori casa, la vita sociale, le abilità e le capacità), il questionario ha voluto fotografare in positivo quanto di fatto il consorzio aveva già individuato, le potenzialità cioè degli ultra 65enni, ma con l’intento di verificarne l’utilizzo sociale: come andare quindi a canalizzare queste potenzialità. “Un punto di partenza, un terreno su cui migliorare la semina fatta – ha continuato Lepore – affinchè queste capacità si concretizzino, siano reali.”
Il tema della popolazione anziana, del suo invecchiamento, della promozione del benessere, in un contesto socio-economico, sempre più difficile, deve dunque essere momento di riflessione. “Dobbiamo ridisegnare welfare e risorse – ha commentato Ferrero dello Spi-Cgil – rivedere come rimodulare gli aiuti e i bisogni alle persone. Autorità e Sindaci dovranno dimostrarsi “imprenditori sociali.” Lo sguardo si apre alla necessità di individuare scenari alternativi volti a fronteggiare i bisogni delle persone anziane in un contesto generale che pone, così come sottolineato dai relatori, “sfide molto pressanti al sistema sociale tenuto conto che l’aumento del Pil degli ultimi decenni è dovuto quasi esclusivamente alla crescita dei servi e che all’interno di essi i trasferimenti per la popolazione anziana hanno un peso preponderante.” Occorrono soluzioni innovative all’interno delle quali rivedere la nozione stessa di bisogno e le modalità attraverso cui viene individuato e costruito. “Attraverso il lavoro svolto – ha sottolineato Bruno Turra – abbiamo cercato di verificare se al termine di bisogno ancorato ad una mancanza (tutti abbiamo bisogno di qualcosa) è possibile adattare quello di bisogno inteso come motivazione, spinta all’azione. Provare insomma a vedere se è possibile parlare di bisogno non per dire cosa manca ma per dire ‘cosa sai fare‘, trovando saperi laddove c’è un ciclo di vita più lungo.” La ricerca vuole far emergere capacità inaspettate nel territorio e riconoscerle. “C‘è il bisogno di posizionare imprenditorialità sociale – ha concluso Turra – dove imprenditore sociale diventa colui che dove gli altri vedono le difficoltà, vede una positività, cioè una capacità di fare.“ Rendere produttiva questa trasformazione significa guardare ai bisogni focalizzandosi più sulla presenza e valorizzazione di capacità e risorse che sulla individuazione della mancanza di beni e servizi, riflettere cioè sulle modalità attraverso le quali spingere la comunità locale ad auto-organizzare risposte sensate partendo da queste capacità e risorse presenti sul territorio. L’ipotesi di fondo obbliga a riflettere sul processo stesso di generazione e costruzione del bisogno piuttosto che sulla identificazione di presunte necessità.” Barbara Arcari, consulente del Progetto insieme a Bruno Turra, ha evidenziato come lo spirito e l’approccio che ha animato la ricerca sia nato in un ambito ambivalente che è il Piano di Zona, conclusosi il 31 dicembre scorso. “La Regione Piemonte – ha detto Barbara Arcari – non ha fornito ulteriori input a sostegno della programmazione partecipata ma nonostante ciò molti gestori, come il Consorzio Cissac hanno creduto che programmare fosse un’azione imprescindibile nel supportare innovazione sociale attraverso azioni integrate: leggere i bisogni assieme , interpretarli assieme, leggere assieme le opportunità, trovare assieme delle soluzioni. Una strategia ritenuta vincente per questo territorio. In assenza di obbligo di legge si crede che il fare assieme è una modalità da preservare per costruire risposte a partire da domani.” Per Elio Lepore è necessario affinare i tipi di risposte che vengono date sul territorio, cercando di capire se i tipi di bisogni a cui si cerca di dare delle risposte sono realmente sentiti dal territorio e, se sì, se vengono pensati nel modo più giusto. I servizi oggi devono essere punto di riferimento territoriale dove vengono valorizzate le capacità che occorre saper ‘fruttare’ e riconvertire in risorse.”
Alla ricerca hanno partecipato complessivamente 548 anziani con un’età media di 74,5 anni provenienti dai 18 comuni che fanno parte del Consorzio Cissac. Questa indagine ha individuato che il territorio ha un bel tesoretto in termini di capitale umano e intende permettere a questo tesoro, hanno concluso i curatori: “di manifestarsi, svelarsi, perché sia di stimolo agli attori territoriali tutti nella costruzione di risposte non di sola assistenza, ma anche di promozione del capitale umano e sociale, di ricostruzione della coesione sociale, di rifondazione di valori a partire dalle virtù.”

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