Alpini: trentamila per le strade di Ivrea

IVREAGUARDA IL VIDEO «Amici Alpini, grazie di essere qui.» È un grazie con la “G” maiuscola quello che il Sindaco di Ivrea, Carlo Della Pepa, ha rivolto alle tante “Penne Nere” giunte in città nel fine settimana. È un momento istituzionale e religioso insieme a caratterizzare il sabato pomeriggio, con l’accensione della fiaccola della vita e della solidarietà, da parte del Presidente Nazionale Sebastiano Favero e della Sezione di Ivrea Marco Barmasse, e con le orazioni ufficiali in piazza Ottinetti. Una piazza emblematica, è stato ricordato, perché un tempo sede del Distretto Militare per il Canavese e la Valle d’Aosta. Il colpo d’occhio offerto da una via Palestro agghindata a festa con le vetrine allestite a tema, dai colori di una bandiera capace di avvicinare a sè il popolo italiano, è stato piacevole ma ancora lontano da quello che la domenica, soltanto poche ore dopo, quella stessa via sarebbe stata in grado di raccontare, accogliendo la sfilata dei tanti Alpini giunti in città. Si calcolano in totale trentamila persone: un successo in termini di gente, che a lato della strada, dal punto dell’ammassamento a quello d’arrivo, ha ininterrottamente applaudito al passaggio di un corpo militare che da sempre crea affezione. Lo dimostra il fatto che tante persone ricordano ancora e portano dentro sè, le emozioni del Raduno Nazionale di due anni fa, a Torino, quando da corso Vittorio, sfilarono le Penne nere di tutta Italia, con la Tribuna d’onore in Piazza San Carlo. Un’emozione della durata di oltre 8 ore di sfilata, bella da vivere, bella da “ascoltare” perché a parlare era il cuore della gente. Nessun campanilismo, oggi come in quel maggio del 2011, quando ancora una volta gli applausi erano rivolti a tutte le componenti delle tante sezioni di un paese giunto nel capoluogo piemontese per una grande festa. Ordine, rigore e a trattenere le migliaia di persone presenti erano state le transenne, entro le quali, i nostri Alpini, cantavano fieri i loro ‘Inni’, sorreggendo i propri striscioni. Furono giorni di intensa gioia, di pura allegria, dove toccare con mano quel valore di amicizia e solidarietà di cui gli alpini  sono portavoce non è stato poi così difficile. Ricordo ancora quella fiumana di gente che da piazza Vittorio, passando per via Po, piazza Castello, piazza San Carlo, fino a giungere a Porta Nuova e corso Vittorio, rivolgeva loro sorrisi e ammirazione. E nella frenesia di quei momenti dove per me scattare una foto era comunque una questione di lavoro, quel lavoro loro, gli alpini, di qualsiasi luogo della nostra Italia, te lo rendevano più semplice, ricambiando quello scatto, chiamandoti in mezzo a loro, sorridendo e scherzando. Quanti passi, ma quanta gioia! Oggi tanti di quegli Alpini sono tornati per le vie di Ivrea in occasione del 16° raduno del 1° Raggruppamento Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta eSezione estera della Francia, a portare la loro testimonianza, e tra le motivazioni che hanno visto il capoluogo eporediese quale luogo d’incontro, il fatto che ospitò dal 1887 fino al 1935 il Comando del 4° Reggimento Alpini e il quarto Convegno Nazionale che si tenne tra Ivrea ed Aosta il 9 settembre 1923 con la cerimonia più significativa che vide il Battaglione Aosta, decorato con medaglia d’oro per gli eroismi nella Prima Guerra Mondiale. «Abbiamo percorso le vie della città e deposto delle corone d’alloro ai monumenti ai caduti nel ricordo di coloro che sono andati avanti – ha detto il Sindaco Della Pepa – Abbiamo fatto memoria affinchè il tempo non cancelli le tracce e i sacrifici delle donne e degli uomini che ci hanno preceduto non cadano nell’oblio, perché i valori di libertà, democrazia, identità nazionale ed europea, rimangano un patrimonio comune.»  Poi lo sguardo all’Italia oggi. «Non possiamo estraniarci dall’attualità nazionale per quanto riguarda la crisi economica, il contesto sociale e il quadro politico – ha continuato il Sindaco – Le migliaia di alpini morti nella Prima Guerra Mondiale ci richiamano all’Unità Nazionale, filo conduttore delle fondamentali esperienze vissute dal nostro popolo e, dove si decidevano i destini della nostra nazione, c’erano gli Alpini.»
Ed è proprio nel giorno in cui il Papa invita ad una giornata di digiuno e di preghiera per la pace in Siria e nel mondo, che giunge a più voci l’invito a riflettere su come la guerra non sia mai la soluzione giusta per qualsiasi crisi e controversia. Nelle parole del Vescovo di Ivrea, Monsignor Cerrato, il “grido di Pace” lanciato da Papa Francesco, all’Angelus domenicale. Un appello rivolto al Mondo, contro ogni iniziativa militare: «La guerra chiama guerra e la violenza chiama violenza» ha detto Papa Bergoglio, condannando con fermezza, l’uso delle armi chimiche. La pace, quindi, come bene prezioso da tutelare, come bene che supera ogni barriera, e la necessità di una “catena di Pace” per una umanità che ha fortemente bisogno di gesti di Pace. «C’è un giudizio di Dio e della storia sulle nostre azioni a cui non si può sfuggire – ha ancora sottolineato il Santo Padre – Esorto la comunità internazionale ad iniziative basate sul dialogo e sul negoziato. Non sia risparmiato alcuno sforzo per portare assistenza a chi è colpito da questo conflitto. Il mio cuore è profondamente ferito da quello che sta accadendo soprattutto in Siria e angosciato da quello che si prospetta. È un appello che nasce dall’intimo di me stesso.»
Nell’omelia del Vescovo di Ivrea, il riconoscere l’umiltà quale espressione di umanità vera: «Ricordare ciò – ha aggiunto – significa esaltare la ragione dell’essere umano, non quella chiusa in se stessa, ma una ragione che è esigenza di infinito; un amore ragionevole che si compie nella donazione di sè agli altri. Voi carissimi Alpini siete uomini di pace.» L’invito, è quello di vivere tutto nella verità, di amare nella verità, nel superamento di se stessi, per diventare costruttori di pace. 
Ecco, che per le vie della città le tante divise hanno sfilato insieme ai loro striscioni inneggianti a valori importanti, in cui credere: amicizia, fraternità, difesa dei diritti umani, lealtà, quasi a voler indicare quel sentiero, ha sottolineato il Sindaco, «dove quotidianamente posare i nostri scarponi. Alpini quale importante esempio da seguire.»
Lo sguardo del Presidente Nazionale Favero è andato dapprima ai caduti di tutti i tempi, di tutte le guerre, di tutti i luoghi, ma anche agli Alpini del 1° Raggruppamento di recente “andati avanti”, ricordando un nome per tutti, quello di Stefano Duretto, vice Presidente vicario scomparso soltanto qualche giorno fa, al quale era legato da una sincera amicizia: «Uomo e Alpino – ha detto – dai grandi ideali e dalla grandissima disponibilità.» Ma le sue parole sono rivolte anche alle nuove generazioni, alla necessità di riportare l’educazione civica quale materia all’interno delle scuole, insegnando ai giovani che è più bello dare che ricevere, che prima del diritto viene il dovere . «Ci stiamo avvicinando ai 100 anni dalla Prima Guerra Mondiale e il nostro desiderio è che il tutto non si esaurisca in qualche articolo, festeggiamento o servizio televisivo, perchè – ha concluso Favero – rappresenta l’ultimo atto della nostra unità. Occorre capire che è necessario per tutti in questo momento di difficoltà, un po’ più di giustizia e qualche privilegio in meno. È su questa strada, che sempre siamo stati impegnati: ieri, oggi e lo saremo anche domani trasmettendo quei valori di unità e patria in cui vogliamo continuare a credere per un’Italia migliore. Dobbiamo mantenere vivo il ricordo di quei giovani caduti in guerra, il loro sacrificio «perché più bello fosse il nostro vivere».
E allora: W gli Alpini, W l’Italia.
Karen Orfanelli

Permalink link a questo articolo: https://www.damasio.it/home/trentamila-alpini-per-le-strade-di-ivrea/27069