IVREA – «C’è qualcosa di profondamente ingiusto nel vedere un sogno distrutto dalla chimica.» Sono parole che fanno riflettere quelle sottolineate dal prof. La Torre, allenatore e membro della commissione scientifica Fidal, al convegno intitolato “Fuorigiro – Dentro la catena del doping” che, organizzato in collaborazione con CibiLeaLi, si è svolto all’Istituto Cena di Ivrea, nell’ambito delle iniziative programmate in attesa del Giro d’Italia. Una chimica che sembra volerti aiutare e poi ti distrugge, che sembra prometterti amicizia e poi ti pugnala alle spalle, che quasi per incanto ti porta alla gloria e poi te la strappa di mano, ma che certamente non ti regala nulla perché se anche sei il più forte, se anche hai raggiunto il podio, il merito non è del tutto tuo: e questo chi si “dopa” lo sa. Allenatore di Ivano Brugnelli alle Olimpiadi di Atene nella 20 km di marcia, il Prof. La Torre, relatore al convegno unitamente al prof. Salizzoni, del Centro trapianti di fegato di Torino, ed alla dott.ssa Boi (Associazione Cibileali) non ha risparmiato esempi. Ha raccontato di quando nel ‘99, a Siviglia, Brugnelli che all’epoca aveva meno di 22 anni, arrivò secondo nella 50 km. di marcia. Allora vinse la gara un atleta russo che due anni dopo risultò positivo al doping e venne squalificato; poi all’età di 36 anni morì per un tumore pare causato da un abuso di anabolizzanti. E allora perché non cercare di battersi lealmente, di rispettare chi come te si è allenato con dedizione e fatica, perché non rispettare se stessi, il proprio fisico, la propria salute? I motivi sono tanti, anche di carattere sociale; dobbiamo essere i migliori, dobbiamo essere fisicamente perfetti, dobbiamo arrivare primi. Poi c’è l’ansia da prestazione: dobbiamo riuscire, per la paura di non farcela, di essere sminuiti, colpevolizzati. Il doping purtroppo riguarda non solo il ciclismo, ma tutto lo sport e non solo a livello professionistico. Se così fosse i numeri non sarebbero tali da farne quasi un business per le case farmaceutiche. Invece i consumatori abituali di prodotti dopanti sono più di quanti si possa immaginare, anche a livello amatoriale, senza alcun controllo medico, perché anche se non ufficialmente, è possibile acquistare quasi tutto in modo illecito. «Sceglietevi bene i vostri istruttori, fate attenzione e usate la testa» ha detto il prof. La Torre dialogando con i tanti ragazzi che hanno riempito l’aula magna dell’Istituto Cena di Ivrea.
Per il professor Salizzoni si tratta anche di una questione di educazione e mentalità. Oggi Salizzoni non si occupa più direttamente di doping come in passato, quando era responsabile antidoping nel ciclismo; ma il ciclismo non va demonizzato, perché qualsiasi sport non è esente da atleti che assumono sostanze dopanti. Ad esse, in particolar modo all’eritropoietina è andato il suo sguardo. “Una macchina potente senza una grande benzina non serve – ha aggiunto Salizzoni – e per il corpo umano questa benzina è rappresentata dai globuli rossi. L’eritropoietina stimola il midollo osseo a produrre una quantità enorme di globuli rossi. Venne studiata e creata per non far morire di anemia le persone malate ed essere trasfuse, ma quando si scoprì che poteva essere ottenuta sinteticamente si notò che la sua produzione non era comparabile a quella che serviva per gli studi clinici, ma tale da dover soddisfare altre esigenze. Si pensò, dunque, che tanti sportive ne facessero uso. Il doping con eritropoietina poteva aumentare la potenza fino anche al 20%, quindi molti sportivi non si fecero scrupoli nell’utilizzarla. Agli inizi degli anni ’90 tra gli atleti vennero purtroppo riportate morti improvvise.
La dott.ssa Boi, naturopata, ha sottolineato come alternative sperimentate attraverso il progetto di ricerca applicata VIBE, dimostrano come non sia necessario alcun tipo di doping se non quello della forza mentale. « Esiste un qualcosa che si chiama mente e che vive nel nostro corpo – ha sottolineato – Questo è l’inizio della nostra pratica.» Anni di raccolta dati nel campo delle vibrazioni applicate alla cura ed al benessere psicofisico, per un progetto di ricerca in materia di discipline complementari in modo particolare il Reiki, la terapia vibrazionale e la musicoterapia; una sperimentazione rivolta ad atleti praticanti agonisti con lo scopo di valutare se il trattamento possa supportare l’atleta durante l’iter di allenamento al fine di contrastare il fenomeno del doping, migliorare la performance atletica promuovendo uno stile di vita sano e di integrazione corpo, mente, ambiente. Mantenere cioè la salute e la gioia nel corpo dell’atleta andando a risolvere quegli aspetti di dubbio che agiscono sulla mente e sul corpo; e i risultati si sono dimostrati positivi.
E in una società dove vince quella che è stata chiamata “l’anestetizzazione della sofferenza”, quel che conta, è stato aggiunto, non è prendere una pastiglia contro l’ansia, o per correre più veloce, perché questa non è la vita. Noi viviamo perché affrontiamo delle sofferenze che sono anche di natura biologica, viviamo perché esiste lo stress e non dobbiamo vergognarci di avere paura, invece, ha concluso il prof. La Torre, «dobbiamo continuare a conservare la forza di indignarci e di dire che si può fare in un’altra maniera.»
E un applauso ad inizio convegno è andato ad un gruppo di giovani atleti del comitato paralimpico. Molti hanno vinto gare provinciali, molti andranno alle finali regionali ed un ringraziamento è andato per l’impegno che mettono nello sport: Un numero significativo di Sportabili di Alba saranno presenti il giorno dell’arrivo in un percorso dedicato di 20,5 km e rientro con Cimento Rosa. A fare gli onori di casa al convegno di giovedì 9 maggio l’Assessore allo Sport del Comune di Ivrea Matteo Olivetti ed il Presidente del Comitato promotore della tappa eporediese del giro Luigi Ricca. «È la passione per lo sport, per il ciclismo in particolare, che ha permesso di raggiungere il grande traguardo di avere una tappa dell’evento in Canavese. Era dal 1976 che non capitava – ha commentato Ricca – Un’occasione importante di promozione per il territorio.»
Karen Orfanelli
Mag 18 2013
Un sogno distrutto dalla chimica
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