Cassandra e la profezia su ASA
C’è un certo senso di impotenza e rabbia nel leggere le ultime notizie sulla ormai infinita vicenda di ASA.
E’ dal 2008 che il Partito Democratico dell’Alto Canavese ha denunciato il pericolo, concreto e reale, che ASA si avviluppasse in una spirale di debiti e crisi da cui non vi era via d’uscita; dal 2008 abbiamo denunciato che i bilanci ASA contenevano debito –in allora- per oltre 40 milioni di euro, che quei debiti derivavano da una gestione scellerata e personalistica dell’Azienda da parte di alcuni sindaci, soprattutto delle città azioniste di riferimento, che se non si metteva immediatamente mano alla situazione quella enorme falla sarebbe costata lacrime e sangue ai lavoratori dell’azienda e a tutti i cittadini dell’Alto Canavese.
In allora gli amministratori di ASA e i soliti sindaci rampanti delle città azioniste ci avevano accusati di essere dei visionari spinti solo dall’invidia per i loro successi.
Oggi qualcuno, per cercare di nascondere le proprie responsabilità, sussurra che il PD avrebbe un qualche interesse politico al tracollo di ASA, cercando di far dimenticare che, al contrario, è stato proprio il PD a sollevare il problema!
I fatti di oggi, e il conto stratosferico presentato dal commissario Ambrosini ai comuni, purtroppo dicono che avevamo ragione.
Se oggi non saremo in grado di salvare il posto di lavoro a più di 70 persone, se oggi pende sulla testa di ciascun cittadino dell’Alto Canavese, appena nato o già anziano, un debito di quasi 2 mila euro a testa, tutto ciò è dovuto solo all’ottusità di quegli amministratori che, quando era il momento, non hanno avuto il coraggio e la saggezza di non votare il bilancio e l’irrealistico piano industriale proposto dalla dirigenza ASA, non hanno avuto il coraggio di sfiduciare quella dirigenza e soprattutto il consiglio di amministrazione di ASA, ricercando professionisti adeguati a fronteggiare quello che, già nel 2008-2009, era palesemente un tracollo industriale.
La rabbia di oggi nasce dalla consapevolezza che la reale situazione dei debiti di ASA era già ampiamente nota agli amministratori sin dal 2008-2009, e ciò nonostante nessuno abbia avuto il coraggio di affrontarla.
Oggi che il commissario Ambrosini presenta il conto ai comuni e chiede loro di ripianare 80 milioni di euro di debiti, assistiamo alla rivolta di quegli stessi amministratori pubblici che, quando era il momento, hanno sottovalutato la gravità della situazione, cullandosi nell’illusione che, a pagare, ci avrebbe pensato qualcun’altro (magari pantalone, ovvero lo Stato); gli stessi che hanno fatto naufragare, con resistenze velate e colpevoli omissioni, l’avventura della società pubblica che avrebbe dovuto rilevare l’attività di raccolta dei rifiuti da ASA servizi, sprecando ulteriormente denaro pubblico.
Non possiamo che comprendere la disperazione invece di quei Sindaci che non erano tali quando il debito si è creato e che oggi debbono fronteggiare una situazione che hanno ereditato dall’irresponsabile gestione di chi li ha preceduti.
Ora che siamo arrivati alla resa dei conti, ecco, vorremmo che tutti i conti tornassero, e che venisse resa evidente la responsabilità di chi ha portato ASA al tracollo, perchè in questo caso non può valere il vecchio detto chi ha dato ha dato, scordiamoci il passato. Cosa faceva il Consiglio di Amministrazione e la dirigenza ASA mentre si creava il buco che oggi dobbiamo pagare? Dove erano i controllori cui le leggi dello Stato impongono di verificare la veridicità dei bilanci e la segnalazione dei debiti insostenibili?
Crediamo che, per una volta, ci debba essere una chiara assunzione di responsabilità da parte di chi ha governato ASA negli anni di formazione di quel debito mostruoso, ne abbiamo diritto come cittadini cui viene chiesto di mettere mano al portafoglio per pagare un debito creato da altri, ne hanno diritto quei lavoratori che perderanno il posto di lavoro, ne hanno diritto tutte quelle imprese, cooperative e piccoli artigiani, che oggi sono sul lastrico perchè ASA non ha pagato il debito che aveva con loro.
Segnaliamo infine che a questa gravissima situazione se ne aggiunge un’altra, che rischia di far affogare i poveri cittadini del Canavese: è infatti da oltre un anno che alcuni comuni, e tra questi il comune di Rivarolo, non fatturano più il servizio di raccolta rifiuti: ciò significa che gli abitanti di queste zone riceveranno da pagare, tutto d’un colpo, bollette stratosferiche. Crediamo che come minimo sia dovere degli amministratori di tali città, e dei commissari di Rivarolo, provvedere alla rateizzazione del pagamento di tali tasse, per non gettare nella disperazione molte famiglie che già oggi si trovano in grandi difficoltà.
Per il circolo di Rivarolo Canavese: Simona Randaccio
Per il circolo di Castellamonte: Pasquale Mazza
Per il circolo di Cuognè: Filippo Errante.