Commercio, a Torino chiusi 10 negozi ogni giorno

TORINO – A Torino e provincia nei primi due mesi del 2013 ogni giorno hanno chiuso 10 negozi  e 5 pubblici esercizi. È questo il dato più drammatico che emerge dalla statistica sull’andamento delle attività commerciali (vedi tabella). Sono infatti 626 (di cui 306 nel capoluogo) i negozi che hanno chiuso nei mesi di gennaio e febbraio, contro soltanto 139 nuove aperture. Il saldo negativo è quindi di 487 unità. La crisi colpisce sia il settore alimentare (saldo negativo di 39) sia quello extralimentare (-448). Nei pubblici esercizi il saldo negativo è di 250 (94 nuove aperture contro 344 cessazioni).
In un quadro negativo che caratterizza tutta Italia, Torino e provincia risultano ancora più penalizzate: Torino è la seconda città capoluogo per chiusure dopo Roma; il saldo negativo chiusure/aperture rappresenta il 2% sul totale contro l’1,80% del Piemonte e lo 0,80% dell’Italia.
Un altro segnale negativo riguarda il numero di negozi sfitti: secondo una ricerca dell’Anama, l’associazione dei mediatori immobiliari aderente a Confesercenti, nel centro di Torino un negozio su 5 (pari al 20%) risulta sfitto per “assenza di imprese”; nelle periferie, la situazione è ancora peggiore: si tratta di un danno non solo per il settore, ma anche per le casse dello Stato in termini di minore gettito fiscale.
Se questo trend non si invertisse, a fine anno a livello nazionale si registrerebbe la scomparsa di 60.000 negozi, con le ovvie conseguenze negative su economia e occupazione nel nostro Paese
«Si tratta – commenta Antonio Carta, presidente di Confesercenti – di dati preoccupanti che purtroppo confermano gli allarmi che non da oggi abbiamo lanciato sulla necessità di una politica di vigoroso rilancio della domanda interna e di sostegno alle piccole e medie imprese. Il necessario risanamento dei conti pubblici deve essere accompagnato da immediati e significativi interventi a favore delle famiglie e degli operatori economici. Ciò chiama in causa le scelte della politica e la necessità che essa dia prova di responsabilità con un governo autorevole che affronti  nell’immediato l’emergenza economica.»