Province piemontesi: non più quattro ma sei

Riduzione delle Province da otto a sei, con l’accorpamento delle province di Biella-Vercelli e Novara-Vco, e il mantenimento della Provincia di Asti. Questi i contenuti principali della deliberazione sul riordino delle Province approvata con 19 sì, 11 astenuti e 3 contrari nella seduta di martedì 23 ottobre in Consiglio regionale.
Il provvedimento si è reso necessario in seguito all’approvazione de decreto legge governativo di razionalizzazione della spesa che chiede all’art. 17 l’invio di una proposta di riordino da parte delle Regioni.
La provincia di Asti è stata mantenuta in deroga ai parametri fissati dal governo per le nuove aggregazioni (350mila abitanti e 2.500 km quadrati).
La delibera ha ricevuto il voto favorevole dei gruppi Pdl, Pensionati e Verdi Verdi. Astenuti Pd, Moderati, Insieme per Bresso e Uniti per Bresso. I gruppi Progett’Azione (con l’eccezione della consigliera Valle), Lega Nord e M5S non hanno partecipato al voto. Udc, Sel e Fds i non votanti. Contrari Idv.
“Ci  siamo pavoneggiati per mesi sul “modello Piemonte”, presentando la scelta che avevamo assunto tutti noi presidenti delle otto Province insieme a Cota per autoridurre il numero delle Province a quattro: ora che la Regione Piemonte è arrivata al momento decisivo, Cota non ha avuto il peso politico necessario per guidare il vero cambiamento e il Consiglio regionale ha fatto fare al Piemonte una brutta figura a livello nazionale, preferendo lo scaricabarile e dimostrando totale mancanza di coerenza.” Il Presidente della Provincia di Torino Antonio Saitta commenta così la scelta del Consiglio regionale di chiedere al governo di portare a sei il numero delle Province piemontesi.
“Cedere alle pressioni locali e ai campanilismi in un momento in cui l’Italia deve cambiare marcia è una segnale di grandissima debolezza politica. Chi amministra, a cominciare dai parlamentari che a Montecitorio non hanno fatto sentire la loro voce sul tema delle Province, ha il dovere di non guardare l’interesse locale, ma il bene collettivo.”

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