IVREA – «In mancanza di risorse sarà necessario ricorrere al contenimento delle situazioni più urgenti piùche alla promozione dello sviluppo della persona, e di una sua crescita. In mancanza di risorse verrà dato cioè il minimo.» C’è amarezza nelle parole di Micol Orlando, una delle educatrici che sabato scorso, in piazza Ottinetti ha manifestato contro i tagli al sociale. Una manifestazione pacifica, un modo per esprimere il proprio pensiero, il proprio disappunto verso una politica che punta a togliere risorse ai servizi, in un momento in cui questi saranno sempre più necessari, «scegliendo di non investire, anzi di sottrarre risorse, costringendo ad un lavoro con le briciole.»
Ma spesso tamponare le situazioni non è sufficiente. Loro, gli educatori professionali, lavorano a contatto con le persone, nel quotidiano, con soggetti che vivono situazioni di difficoltà diverse tra loro e la relazione che si instaura è spesso di tipo individuale, almeno inizialmente, per capire i bisogni di chi è più debole, per poi orientarlo verso attività di gruppo, di socializzazione e integrazione, con l’obiettivo di restituire dignità della persona, dando a ciascuno la possibilità di riprendere in carico il proprio progetto di vita. In poche parole l’educatore professione rivolge la propria azione verso fasce di utenti molto diverse tra loro: minori a rischio, persone in carcere, disabili, tossicodipendenti, persone in situazioni di isolamento sociale, devianza, emarginazione per favorirne l’integrazione sociale, attuando progetti che mirano al potenziamento dell’autonomia personale, aiutando lo sviluppo delle potenzialità individuali e incrementando i rapporti sociali con l’ambiente dei soggetti nell’ambito della quotidianità. Servizi importanti che rischiano di sgretolarsi, servizi che danno voce alla quotidianità, alla sofferenza, alle difficoltà di tante famiglie, alle tante storie di vita reali, spesso espressione di un malessere interiore che non va mai sottovalutato. Eppure, a fronte di tutto per i servizi al sociale suona il campanello d’allarme e il rischio che si prefigura è quello riportato a grandi lettere: “C’era una volta l’Educatore…: uno strano essere, un umano forse, che aveva tutto ciò che gli esseri umani hanno, ma qualcuno gli aveva affidato una missione e per questa missione gli aveva fornito tutto il necessario: grandi occhi, grandi orecchie, anche grandi mani…Talvolta si poteva vedere questo strano essere che con una manona sorreggeva una fanciulla in lacrime, con l’altra accompagnava un fanciullo un po’ traballante e il loro sguardo si spostava anche su altri che camminavano invece soli… Qualcuno di loro con uno sguardo un po’ perso, ma bastava una strizzatina d’occhio, un piccolo incoraggiamento per continuare a camminare…”
Feb 09 2012
Tagli al welfare: educatori dimezzati
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